Strage di Tempio, il Gip: “Frigeri non ha agito da solo”

ll Gip di Tempio Marco Contu ha disposto la custodia cautelare in carcere dell’artigiano 32enne. Secondo il giudice, Angelo Frigeri ha fornito i cavi a chi ha ucciso la famiglia Azzena.

Angelo Frigeri, il 32enne accusato della strage familiare di Tempio Pausania, non può aver agito da solo.  È quanto emerge dall’ordinanza  emessa in serata dal Gip di Tempio, Marco Contu, che non ha convalidato il fermo ma disposto la custodia cautelare in carcere dell’artigiano: “Benché la causale degli omicidi sia ancora da accertare nella sua esattezza è, allo stato, da ritenersi assai verosimile che il Frigeri non può aver agito da solo”. Secondo il giudice, Frigeri, rimanendo libero, avrebbe potuto inquinare le prove contattando persone ancora non identificate, come i presunti complici, o persone ancora non sentite dagli investigatori.

Secondo quanto scrive il Gip Marco Contu nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere,  Angelo Frigeri ha collaborato al delitto “consentendo agli autori materiali del reato di penetrare all’interno dell’abitazione al fine di perpetrare il reato, fornendo agli stessi i cavi atti a cagionare il decesso, nonché costante collaborazione, procurando documentazione prelevata nel negozio della persona offesa e partecipando anche alla fase del tentativo di pulizia della scena del crimine”.

Il giudice ritiene che l’artigiano avesse “l’incarico di recuperare, ciò che poi ha fatto, documentazione relativa a prestiti di denaro e/o di altre utilità fatti da Giovanni Maria Azzena a terzi i quali eventualmente temevano di essere chiamati ad una restituzione forzosa o forzata di quanto imprestatogli”. I documenti altro non sarebbero che il quaderno che gli investigatori stanno cercando di recuperare, quaderno nel quale si sospetta possano essere stati annotati i prestiti gestisti da Azzena.

Secondo il gip AngeloFrigeri è una persona aggressiva e violenta. Se libero, potrebbe pregiudicare le indagini mirate a individuare i complici e a ricostruire il movente “contattando persone a conoscenza dei fatti, al fine di indurle a rendere dichiarazioni in tutto o in parte non conformi al vero, avvalendosi della propria personalità aggressiva e violenta quale si desume dalle modalità dei fatti cui ha preso parte quantomeno come concorrente”.

22 Maggio 2014