“I poteri dell’Autonomia non possono difendere la nostra agrobiodiversità”

L'opinione di Gavino Sale, consigliere regionale di iRS

Il Consiglio dei Ministri riunitosi martedì 30 settembre 2014 ha impugnato la Legge Regionale 7 agosto 2014 n. 16 riguardenate le “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti “. L’obiettivo principale di tale norma è tutelare l’agrobiodiversità della Sardegna sotto il profilo economico, scientifico, culturale e ambientale. Le motivazioni con cui il Governo italiano ha deliberato l’impugnativa sono dettate dal fatto che la Regione, istituendo un marchio collettivo di qualità agroalimentare regionale, avrebbe ecceduto dalle competenze statutarie, violando gli artt. 117, primo comma, e secondo comma, lett. r), nonché l’art. 120 della Costituzione. In particolar modo l’articolo 120 stabilisce che ” la Regione non può istituire dazi di importazione o esportazione o transito tra le Regioni, nè adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni, nè limitare l’esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale”. Per l’ennesima volta i poteri derivati dall’Autonomia non sono in grado di fungere da strumento per la difesa dei diritti dei sardi e l’attuazione di politiche di sviluppo. Questo Statuto è inadeguato alle sfide a cui deve far fronte l’Isola, poiché ormai esso svolge la sola funzione di mettere in risalto il conflitto tra gli interessi dell’Italia e quelli della Sardegna, i quali sono sempre più divergenti. Il Consiglio regionale deve difendere l’attuazione della L.R. n.16 perchè essa è di vitale importanza per il comparto agrobiologico sardo. La riscrittura dello Statuto, l’ampliamento dei poteri pubblici di sovranità e l’autogoverno sono tre passaggi non più rinviabili verso la riforma e il superamento l’Autonomia. iRS invita il Consiglio regionale ad intraprendere tutte le azioni necessarie ai fini di difendere il diritto dei sardi di poter decidere del loro futuro anche in materie non meno fondamentali come quella dell’agrobiodiversità, soprattutto in un momento in cui il neocentralismo sembra aver assunto una funzione ideologica rispetto a quelle che sono le reali esigenze dei territori.

Gavino Sale, 1 Ottobre 2014