Marò, torna “libero” l’ambasciatore italiano. Ma si riparla di pena di morte

L’ambasciatore italiano a New Delhi, Daniele Mancini, potrà lasciare l’India. La Corte suprema indiana ha infatti revocato le restrizioni nei confronti del diplomatico in relazione alla polemica dei due marò, nata a seguito della decisione del governo italiano di non rimandare indietro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, rientrati poi successivamente nella capitale indiana, entro i tempi stabiliti dal permesso che scadevano il 22 marzo. Ma nelle ultime ore è anche trapelata la notizia secondo cui l’inchiesta sul caso dei due militari italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani durante una operazione antipirateria, potrebbe ripartire da zero a causa di “vizi procedurali” nelle indagini condotte dalla polizia del Kerala, secondo quanto scrive il Times of India che cita fonti vicine al governo indiano. Secondo la stampa indiana, il governo di New Delhi potrebbe fare pressione sulla Corte suprema con l’obiettivo di affidare le indagini alla Nia, l’Agenzia Nazionale per le Indagini, che dispone di tribunali speciali sia a New Delhi, sia in Kerala. Una decisione motivata da una esplicita richiesta della Federazione dei pescatori del Kerala: “Stiamo chiedendo di istituire un altro tribunale speciale perché i rappresentanti dei marittimi del Kerala non possono andare a New Delhi”, ha detto il capo della Federazione T Peter.

Rispunta l’ipotesi di pene dure per i marò – La Nia è un’agenzia istituita nel 2009 dal governo indiano dopo il sanguinoso attentato di Mumbai del novembre 2008: si occupa prevalentemente di terrorismo, ma secondo l’Indian Express potrebbe applicare per la prima volta la legge del 2002 per la Soppressione di Atti Illeciti contro la Sicurezza della Navigazione Marittima (voluta da New Delhi per limitare gli atti di pirateria) che, alla sezione 3, dice espressamente che “se qualcuno causa la morte di un’altra persona sarà punito con la morte”. Ciò significherebbe far ripartire le indagini sul caso dei marò da zero e, probabilmente, complicare non poco la situazione giuridica di Latorre e Girone. The Indian Express sostiene a chiare lettere, in una articolo sotto il titolo Marinai italiani: la Nia invocherà la Legge marittima che prevede la pena di morte, che l’agenzia “potrebbe invocare immediatamente la Legge sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima”. La prossima udienza è stata fissata per il 16 aprile.

Tratto da www.fanpage.it ©

2 Aprile 2013