I sardi (che non fanno nulla) sono degli stronzi

In questi giorni c’è grande clamore riguardo un post scritto dal ricercatore Giuseppe De Stefanis dal titolo ad effetto: “La Sardegna è una stronza”, ripreso anche dal Fatto Quotidiano e da altre testate giornalistiche. L’isola viene dipinta come un luogo bellissimo dove le opportunità non vengono mai colte, una terra da cui si parte per cambiare vita ma nella quale si vuole sempre ritornare, come in un eterno ossimoro. Un luogo magico e maledetto, insomma.

Ecco, io la vedo in maniera un po’ diversa.

La Sardegna è un posto ricco di pregi e difetti, ma non proprio l’inferno.

Soprattutto, nessuno è obbligato a viverci.

Puoi metterti in proprio. Puoi cercare un lavoro in qualsiasi settore. Puoi andare via, meglio ancora se prima dell’Università o subito dopo. Se andrai via, proverai nostalgia. Ma questo capita a chiunque cambi paese/nazione e lasci la propria famiglia e i propri affetti. In alternativa, c’è una quarta opzione: puoi rassegnarti.

Ecco, facciamo così: non è la Sardegna a essere stronza. Chi si rassegna, è uno stronzo. È uno stronzo perché rinuncia alla propria vita. Rinuncia a una carriera che potrebbe avere (magari fuori, nel settore che più lo appaga) e rinuncia allo stesso tempo a cercare di essere felice qui. Crediamo davvero che fuori non ci siano i problemi che vediamo qua, in terra sarda? Pensiamo sul serio che tutto sia più semplice?

Bullshit.

Oppure, pensiamo davvero che prima fosse tutto più semplice? Chiediamo ai nostri nonni come abbiano vissuto, o ai nostri genitori. Sentiamo se potevano contare sulle comodità che noi abbiamo ora.

La Sardegna è come una gabbia dorata, come si dice nel post.

È vero, ma potrei dirlo, che so, anche della Giamaica.

È un mondo a parte, con i suoi tempi, i suoi ritmi lenti, le sue eterne divisioni.

Vero anche questo, come potrebbe essere vero in centinaia di altre isole e paesi.

Chi parte vuole tornare, molti invece vorrebbero andarsene, chi torna dopo un anno vorrebbe ripartire e se riparte vorrebbe rientrare.

Uhm. Chi parte vuole tornare? Se vuole tornare, è perché non era così convinto di andarsene. Oppure non ha trovato quello che cercava. O, ancora, magari ha una buona idea da “importare” e vuole cercare di fare qualcosa qua.

Molti invece vorrebbero andarsene. Facciamo parte di una cosa che si chiama Unione Europea, abbiamo la fortuna di non avere barriere (chiedete a chi ha bisogno di un permesso di soggiorno per muoversi se questa sia una cosa da poco). Possiamo contare su un’istruzione sufficiente per permetterci di imparare una lingua straniera in pochi mesi. Vuoi andare, volete andare? Prenotate un biglietto aereo e andate. Io l’ho fatto e invito tutti a farlo. È necessario, vorrei che fosse addirittura obbligatorio. Un anno all’estero per tutti, come minimo. A studiare, lavorare, vivere. Per chi nasce in un’isola è come aprire gli occhi una seconda volta. “Ah, c’è un mondo intero qua fuori. Ed è una figata!”.

Esatto, c’è tutto un mondo da esplorare. Non per questo però l’isola in cui si nasce è una stronza.

L’unica cosa che mi viene da pensare è che non bisogna mollare, non bisogna rassegnarsi e soprattutto non dare la colpa di tutto a una terra. Avreste preferito nascere in Sri Lanka, in Alaska, Taiwan, Camerun, Nigeria, Nicaragua, Venezuela? Ci sono persone che pagherebbero e pagano oro per avere la possibilità di vivere qui, in Sardegna.

Secondo me è un problema di mentalità e di sistema, non di isola di provenienza. Non ti piace il sistema? Schiaccialo. Rompi le barriere, vivi la tua vita.

Qui, su quest’isola in mezzo al Mediterraneo, si possono trovare le possibilità tipiche di un’isola. Chi cerca Manhattan o la Silicon Valley tra Cagliari e Sassari, rimarrà inevitabilmente deluso.

Quei luoghi e quelle mentalità non appartengono a questa terra. Da qui, due conseguenze:

A) Partire.

B) Crearle qua. Da sé.

Vuoi diventare un affermato designer? Vorresti essere un grande avvocato? Vuoi lavorare negli ospedali migliori? Vai a cercare lavoro a Londra, Amsterdam, Tokio o New York e rimani là, se ti piace.

Vai. Investi su te stesso e parti. La Sardegna non offre tutto questo, non ti prospetta simili carriere. Offre natura selvaggia, sole la maggior parte dell’anno, prodotti genuini, tranquillità. Se non è quello che cerchi, vai dove staresti meglio.

La propria terra non è dove si nasce, è dove si sta bene, dove ci si sente davvero a casa.

Se non è questa, tenta da un’altra parte. Il mondo è così grande e così bello, così ricco di opportunità.

Ma se rimani in un’isola che non ti piace e non fai nulla né per cambiare o cambiarla né per essere felice, lo stronzo sei tu.

Claudio Simbula, giornalista pubblicista e blogger.
Appassionato di musica, social media, innovazione, creatività. Ah: ho sempre fame
www.iosperiamoche.it

5 Novembre 2013