Comitato Maristella: «Caccia a fauna selvatica, risultati insufficienti»

In una nota stampa, la presidente del Comitato di Maristella spiega come l'emergenza provocata dai danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica non sia finita.

Abbiamo appreso a mezzo stampa che le attività di contenimento degli ungulati, caccia e cattura con gabbie, poste in essere dal Parco di Porto Conte in collaborazione con i proprietari dei terreni agricoli di Maristella, Guardia Grande e Arenosu hanno portato a 200 il numero di capi abbattuti e catturati.

E’ indubbio che, l’impegno profuso dal management del Parco di Porto Conte nell’affrontare quella che ormai è diventata una vera e propria emergenza con devastazioni continue ad opera di cinghiali, ma anche di daini e cornacchie, meriti  il nostro plauso.

Ciò premesso ne deriva che sia altrettanto indubbio da parte nostra il segnalare, con fermezza e decisione, derivante dal nostro vissuto quotidiano, che i risultati, sebbene apprezzabili, non sono sufficienti a far uscire gli agricoltori dallo stato di emergenza relativo al perdurare dei danni  a causa della fauna selvatica.

Spetta per l’ennesima volta alla borgata di Maristella l’onere di questa precisazione, precisazione che ne siamo certi verrà condivisa anche dalle altre borgate e soprattutto dagli agricoltori di tutta la Nurra Algherese.

Maristella infatti essendo l’unica borgata interamente circondata dal territorio del Parco di Porto Conte, nonché l’unico centro urbano della Bonifica, subisce pesantemente e ininterrottamente sia l’emergenza danni alle produzioni agricole che l’emergenza sanitaria derivante dalla presenza di numerosi capi di ungulati, che alla ricerca di cibo, escono dal Parco di Porto Conte raggiungendo il centro abitato, le corti coloniche e i giardini saccheggiandoli e trasformandoli in porcili infestati da parassiti vari, feci e urine.   

Con la presente si chiede per quanto sopra esposto la predisposizione ed attuazione di un Piano di abbattimento straordinario di riduzione fauna selvatica, ancor meglio sarebbe se si arrivasse all’’eradicazione delle specie non autoctone, quali cinghiali maremmani e daini, da attuarsi in sinergia tra gli agricoltori e tutte le Istituzioni coinvolte.

Tanto si chiede nella consapevolezza che esistono almeno tre motivazioni non più inderogabili: Tutela dell’ecosistema della zona, tutela delle produzioni agricole, tutela della salute e dell’incolumità delle persone. A chi vive e opera in queste zone non bastano più le buone parole, i buoni propositi, i proclami di comprensione, ora più che mai è  improcrastinabile passare dalle parole ai fatti.

Per Il Comitato di Borgata

Il Presidente Tonina Desogos

Redazione, 3 Giugno 2015