Scusate, partigiani, per come abbiamo ridotto l’Italia democratica

C’è chi la chiama festa della Liberazione e chi anniversario della Resistenza. C’è chi preferisce sottolineare la ritrovata libertà e chi l’indomito resistere. Ogni 25 aprile, per fortuna, se ne parla ancora. Non per nostalgia ma per opporsi al tentativo costante di edulcorare il ricordo della terrificante dominazione nazifascista; lo si fa di fronte ad un Paese che sempre più spesso sputa sugli straordinari strumenti della democrazia come il Parlamento, il voto, i partiti, i sindacati, i giornali; un popolo superficiale e rancoroso che oscilla tra la passività e l’insulto. Liberi e resistenti significa, invece, consapevoli. Occhi aperti e cervello acceso, come i giovanissimi partigiani che davano la caccia ai nazisti casa per casa. Oggi sono 68 anni che siamo liberi dalla dittatura. I partigiani ancora in vita sono, ormai, una sparuta minoranza. Meno male, aggiungo. Non sarebbero felici, oggi, di vedere ridotta così la Repubblica democratica fondata sul loro sangue. Perdonateci.

Tratto da www.fanpage.it ©

25 Aprile 2013