Rom: chiarimenti sulle procedure d’integrazione

C’è un evidente distorsione della realtà sulla vicenda del campo nomadi di Alghero che sta inevitabilmente facendo degenerare la discussione ed esasperando gli animi a causa di una interpretazione dei fatti ad uso e consumo della più stucchevole delle strumentalizzazioni. A questo si aggiunge una irresponsabile diffusione di false notizie che getta benzina sul fuoco. Innanzitutto va chiarito che il Consiglio Comunale ha dato un preciso mandato all’Amministrazione Comunale decidendo di percorrere la strada dell’integrazione così come chiede l’Europa ai Comuni che ancora hanno nel proprio territorio un campo nomadi che chiamare ghetto non è esagerato.

Il Consiglio Comunale ha deciso inoltre di utilizzare i fondi messi a disposizione da una legge regionale apposita nata nel 1989 per i nomadi: non sono quindi fondi sottratti ai sardi o agli algheresi, sono fondo destinati a quello scopo. Non possono essere utilizzati per altre incombenze. L’Amministrazione ritiene percorribile questa strada, è una strada di civiltà, di solidarietà vera. Chiudere il campo rom è un dovere, oltre che un atto da eseguire a seguito di decisioni emesse delle autorità competenti. Preso atto del fatto che il campo è invivibile, per usare un eufemismo, va ribadito che il Comune di Alghero non spende nemmeno un euro per mettere fine ad una situazione disastrosa che dura da decenni. Mette fine con responsabilità a una situazione ingestibile e inconcepibile, che durava da decenni, consentendo al Comune di risparmiare soldi pubblici.

Lo stesso Sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, ha voluto sentire il Sindaco di Alghero con una telefonata di solidarietà e ricordando come, proprio per situazioni analoghe, lo stesso tipo di intervento con gli stessi finanziamenti richiesti da Alghero, ha consentito la chiusura di uno scempio e la realizzazione di importanti risparmi per le casse comunali, come per esempio la spesa per i consumi d’acqua che avevano raggiunto la cifra record di 260.000 euro annui. Stiamo affrontando il problema con responsabilità e attenzione. La situazione del campo rom di Alghero è nota, non servono ulteriori commenti per descrivere le condizioni in cui versa la comunità nomade di Alghero e la situazione igienico-sanitaria in cui si trova oggi quel luogo tanti anni di totale disinteresse.

La responsabilità di amministratori e soprattutto la nostra coscienza ci impone di agire con tutte le cautele del caso. Spesso ci si dimentica che l’insediamento Rom è composto da tantissimi bambini, oltre la metà di tutta la comunità, e che proprio loro sono coloro ai quali si deve pensare per primi quando si è chiamati a prendere decisioni come quelle previste nell’ordinanza di sgombero e dalle successive azioni da adottare. Quando parliamo di progetto di inclusione intendiamo integrare i componenti la comunità rom dando modo a loro ed ai tanti loro bambini di poter avere la speranza di una nuova dimensione di vita. Ma vogliamo anche richiamare ai propri doveri di cittadini algheresi i rom, i quali dovranno aver chiare le proprie responsabilità civili e penali verso i beni ed i luoghi, oltre che quelle economiche; fino ad oggi in un campo abusivo come quello dell’ Arenosu ognuno ha fatto ciò che ha voluto ed in questo la responsabilità non sono solo dei rom ma anche di chi ha consentito con il proprio comportamento pesanti effetti sull’ambiente, realizzando delle discariche abusive che sono oggetto di indagini della procura.

Chi getta benzina sul fuoco oggi dice il falso quando parla di case in centro o villette, alimentando il malcontento di chi oggi, purtroppo, una casa non ce l’ha. Sarebbe invece più onesto chiedersi perché oggi ad Alghero tante famiglie non hanno una casa o non possono trovarne una in affitto a prezzi ragionevoli. Sarebbe più onesto, ma è più comodo mettere contro gli uni agli altri. Insieme alle forze dell’ordine, ai servizi sociali, ai cittadini stiamo lavorando al fine di gestire al meglio questo momento di transizione, consentire lo sgombero dell’ attuale insediamento e permettere le operazioni di bonifica del sito.

Le operazioni sono complesse: i terreni sono inquinati da piombo e diossine, la situazione ambientale e sanitaria dell’area studiata e certificata dagli esperti è incompatibile con la presenza di una comunità di residenti, ed ancora più pericolosa per i bambini che ne fanno parte. Questo è il quadro che dobbiamo affrontare, il risultato di anni di incuria e di assenza di decisioni che dovevano essere prese nel passato. Siamo quindi chiamati noi oggi ad assumere tali gravi responsabilità e affrontare l’emergenza.

20 Agosto 2013