“Ribelliamoci contro il patto di Stabilità”

“Lo Stato, incalzato dalla Regione con successivi ricorsi nanti la Corte Costituzionale, nonostante che quest’ultima abbia dichiarato dovute non solo le maggiore entrate, ma anche l’adeguamento del Patto di stabilità, continua a sostenere che sia necessaria preliminarmente una legge nazionale per rimodulare i saldi della finanza pubblica. Occorre sollevare il livello del conflitto con lo Stato e denunciare che la Sardegna, a causa dei limiti del patto di stabilità, si trova nell’impossibilità di approvare la manovra finanziaria 2013”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, durante il suo intervento in Consiglio regionale sulla Finanziaria 2013.

“Sarebbe semplice – ha spiegato il presidente – presentare il bilancio 2013 basato sul livello delle maggiori entrate, peraltro oggi ancora più certe rispetto al passato non solo per le sentenze pronunciate dalla Corte costituzionale, ma anche perché il Governo con la legge di assestamento 2012 ha finalmente riconosciuto il nostro diritto a un più alto livello di entrate. Sarebbe un bilancio con un volume di entrate che è molto vicino a quello degli anni precedenti pari a circa 6,6 miliardi di euro manovrabili e un totale complessivo di 7,8 miliardi di entrate. Sarebbe un bilancio “tecnico” perfettamente legittimo e parificabile dalla Corte dei conti, ma con il limite di spesa imposto dal patto di stabilità che è crollato negli ultimi due anni, di circa 800 milioni di euro di minori impegni e pagamenti (rispetto al 2011), sarebbe molto doloroso chiudere il bilancio e perpetuare, peraltro, un meccanismo perverso che non consente di spendere e genera un volume di residui passivi divenuto ormai non più sostenibile. Oggi, con riferimento alla prossima manovra 2013 si registra un ulteriore duro colpo ai nostri regionali con una riduzione del livello del patto di stabilità di altri 246 milioni di euro in termini di minori impegni e di minori pagamenti, quale conseguenza delle ultime stringenti manovre di spending review del Governo nazionale a danno delle Regioni e di quelle a statuto speciale in particolare. Non solo, quindi, per la nostra Regione non vi è stato l’adeguamento dovuto al rialzo, ma a causa della grave crisi che affligge l’euro-zona e della necessità di risanare i conti dello Stato abbassando la spesa pubblica, la nostra capacità di spesa è stata drasticamente ridotta di oltre 800 milioni di euro rispetto al 2011″.

“La scelta vera – ha aggiunto Cappellacci- è quella se fare un bilancio con dolorosi tagli alle categorie più deboli, con conseguenze in termini di “macelleria sociale” a cui saremo costretti, oppure quella di non fare il bilancio prendendo tempo, dandoci un termine fino a febbraio. Sarebbe una forte denuncia nei confronti dello Stato, per provare a giocarci, tutte le carte possibili per costringere il Governo in carica, prima delle elezioni politiche nazionali, a riconoscere alla Sardegna l’adeguamento dovuto del nostro patto di stabilità. L’appello che rivolgo al Consiglio é finalizzato a scongiurare che la nostra economia, il nostro sistema sociale, debba pagare ancora ulteriori tributi che non sarebbe più in grado di sostenere. Sto proponendo al Consiglio di utilizzare i prossimi mesi, non per una logorante discussione sulla manovra finanziaria, che ci vedrebbe divisi su tutto e soprattutto sui dolorosi tagli che saremmo costretti a fare. Dobbiamo fare uno sforzo straordinario per costringere lo Stato ad assumersi le proprie responsabilità, rimuovendo una volta per tutte i limiti insostenibili del nostro patto di stabilità e la forbice anomala rispetto al livello delle nostre entrate. Prima delle prossime elezioni politiche nazionali, sono convinto che abbiamo ancora qualche chance di successo. Ma solo se saremo in grado di attivare, senza indugi, una vera azione unitaria della Sardegna (di tutto il Consiglio regionale e dei nostri parlamentari), con una mobilitazione politica mirata. Se ancora una volta il Governo si mostrasse insensibile alla nostra denuncia, credo sia doveroso che il Consiglio valuti allora la possibilità di auto-determinare con legge regionale il patto di stabilità interno, adeguandolo al nuovo livello delle entrate. La prima implicazione di questo gesto sarebbe quella di costringere il Governo ad impugnare la nostra legge e questo, finalmente, lo costringerebbe al contenzioso nanti la Corte costituzionale”.

27 Novembre 2012