L’Enpa denuncia l’allevatore che aveva ucciso il proprio cane trascinandolo con l’auto

All’assurda violenza aveva assistito anche il figlio minorenne dell’allevatore, per tale motivo si chiedono a carico le circostanze aggravanti legate ai motivi abietti e futili

Chi non ricorda l’assurda vicenda dei due allevatori di Irgoli, padre e figlio, che avevano punito crudelmente il proprio cane?  Qualche giorno fa i due pastori avevano deciso di sistemare l’animale, reo di infastidire le pecore, legandolo al gancio traino della propria auto e trascinandolo per chilometri fino all’inevitabile morte. Scoperti da una pattuglia dei carabinieri erano stati denunciati per maltrattamento e procurata morte di animali, ora subentra una nuova denuncia partita dall’Ente Nazionale Protezione Animali nei confronti dell’uomo. Al fatto aveva assistito anche il figlio minorenne dell’allevatore, presente insieme al padre all’interno dell’autovettura; pertanto, la Procura procederà anche rispetto alla posizione di tutela che il genitore avrebbe dovuto avere nei confronti del minore. Secondo quanto dichiarato dallo stesso allevatore, questo incomprensibile, inaccettabile e spregevole crimine sarebbe dovuto alla volontà di punire l’animale per avere infastidito alcune pecore. «Per questo – dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali – il nostro ufficio legale con la denuncia chiede non soltanto che l’uomo venga processato per i reati di maltrattamento ed uccisione di animale, per i quali può essere condannato ad una pena detentiva da tre a 18 mesi almeno, ma che siano riconosciute a suo carico le circostanze aggravanti legate ai motivi abietti e futili. Per spiegare l’efferatezza di un gesto tanto spregevole la crudeltà non basta; tale crimine può avere origine soltanto da una smisurata malvagità.»

redazione, 17 Aprile 2014