Il cambiamento come chimera

Ogni tanto (per mia e Vostra memoria), è bene che ripeta il motivo che mi spinge a rendere pubbliche le mie riflessioni: al di là della fedeltà alle mie appartenenze, mi sento un uomo della strada e, come tale, penso e mi comporto; e in questa veste mi rivolgo agli altri Uomini della strada, la maggioranza cioè della Gente che calca le strade della vita, accomunata dalla fatica del vivere, dalle difficoltà economiche, dai dubbi e dalle incertezze esistenziali, dallo sforzo di pensare, dalla voglia di partecipare, nel proprio piccolo, alle scelte ed alle decisioni che interessano il bene comune; lungi quindi la pretesa ridicola di intellettualismi o protagonismi, ma solo il compito di interpretare una visione comune delle cose, e la sensazione che più l’Uomo della strada partecipa alla vita della Comunità, anche se non ingabbiato nel sistema attuale che regola la rappresentanza, più si prospetta quel cambiamento totale e sincero della Società costruito da tanti piccoli cambiamenti personali. Ciò detto, auguriamo a tutti coloro, Lavoratori e Parti Sociali e Politiche, che si stanno battendo per il salvataggio dei posti di Lavoro ancora esistenti in Sardegna, di raggiungere gli obiettivi massimi; nel contempo chiediamoci fino a quando durerà il salvataggio, ammesso che riesca, e fra quanto tempo ci ritroveremo nelle stesse acque, i Lavoratori a ripetere gli stessi gesti estremi, i Politici a ripetere gli stessi convenevoli, i Sindacati a contare solo sulla propria autoreferenza perché non rappresentano più nessuno.

Il Presidente degli Stati Uniti Obama, nel discorso di accettazione della candidatura dinanzi alla Convention dei Democratici, ha mostrato non solo agli Americani ma a tutto il mondo, quali siano i compiti di chi amministra: dire la verità sempre, anche a costo della impopolarità e della stessa presenza, da Novembre in poi, nella Casa Bianca. Accostare il Presidente degli Stati Uniti alla nostra piccola casa sarda è quantomeno azzardato; ma proprio l’enormità del paragone ci dà la misura e la cifra della nostra classe politica: tutti sanno e tutti pensano che il modello economico sardo è basato su un sistema industriale perdente a priori perché fondato su risorse non pertinenti sia al territorio che alla cultura locale, ma affidato all’assistenzialismo di stato che oggi diventa più problematico che in passato; sono certo che lo pensano anche i Politici, compresi quei tre Sindaci i quali hanno finto di vedere in ‘Matrìca’ la stella polare per la rinascita di Porto Torres come polo industriale, smentendo di fatto la propria ragionevolezza, ed alimentando speranze ed illusioni che portano i Lavoratori a comportamenti lesivi sia della propria vita che della propria dignità. Riconoscere che l’economia sarda ha puntato sul cavallo sbagliato, e convincersi e convincere i Sardi che è necessario, per salvarsi, per ritornare a crescere, inseguire altri modelli di sviluppo forse lontani nel tempo, ma ancora presenti nel nostro DNA, abbinando saperi e valori ad un ‘uso sostenibile’ del territorio, meraviglioso, che ci è stato dato in dote solo per essere nati qui, da un punto di vista etico, politico e amministrativo è grande quanto la sincerità e l’arditezza di Obama che dice alla sua Gente: io sono più credibile degli altri proprio perché non vi dico le cose che vorreste che vi dicessi, ma vi dico la verità.

Ma coloro che rappresentano i Sardi a Roma, a Cagliari e nei rispettivi Comuni hanno la capacità di inseguire la verità a tutti i costi, anche del proprio seggio, del proprio stipendio, dei propri gettoni di presenza, perché le loro dimissioni siano una opzione considerata alla pari della loro elezione, nel momento in cui si rendono conto della propria incapacità a dare le risposte giuste alla sola cosa che conta, e cioè l’affermazione del bene comune? Certamente i segnali non sono incoraggianti: la riduzione quantitativa delle prebende, l’eliminazione dei privilegi, la riduzione dei seggi a tutti i livelli, un ripensamento sul finanziamento pubblico dei Partiti, la cancellazione delle strutture che garantiscono posti e soldi per il sottogoverno, la resistenza alla cancellazione delle Provincie, sono tutte remore importanti al rapporto tra Cittadini e coloro che impersonano la cosiddetta Politica, e la risposta alla domanda appena formulata è scontata. Tuttavia, nonostante il quadro generale sia sconsolante, ritengo che così come i piccoli cambiamenti personali conducono ai grandi cambiamenti, una reale soluzione delle varie problematiche che affliggono la nostra Sardegna, possano venire dal basso: intendo dire che se il Sindaco di una piccola Città come Alghero intende dare un seguito reale al suo programma elettorale, e fa si che le sue dichiarazioni programmatiche non rimangano lettera morta, può avviare ed esemplificare il cambiamento e la crescita per un territorio particolare, e pian piano per la Sardegna tutta. Personalmente ritengo tutt’ora che il programma di questa Amministrazione sia non soltanto ampio, ma dedicato soprattutto alle esigenze di un cambiamento ormai indifferibile: non è il caso, visto il periodo di appena tre mesi di governo, pretendere risultati e risposte alle mille e una emergenze di Alghero; tuttavia alcune perplessità, derivanti da mie esperienze personali, sono necessarie: intorno agli ultimi giorni di Agosto (mi spiace non poter essere più preciso, ma se dovesse essere necessario farei delle ricerche), per due giorni filati la marea gialla ha interessato l’intero arco della spiaggia di Maria Pia; la mia impressione nell’entrare in acqua, è stata quella di trovarmi in una palude; non mi dilungo sulle sensazioni personali di stupore e sui danni di immagine presso i frequentatori della spiaggia, ma mi chiedo se in Consiglio Comunale non ci sia un Avvocato che voglia prendere le difese di un sito così violentato; i contenitori della spazzatura continuano ad essere maleodoranti: sarebbe opportuno spiegare alla Gente il tipo di rapporto che si è instaurato tra l’Azienda incaricata del servizio e la nuova Amministrazione; diversi punti della Città, tra i più suggestivi, odorano di fogna: per tutti, Porto Salve, il tratto di passeggiata dinanzi all’ex-ESIT, il tratto di bastione sovrastante la Porta a Mare riaperta di recente (tre siti poco frequentati!).

Ma la notizia che mi ha colpito di più, proprio in tema di discontinuità con il passato, si riconduce alla gara indetta per il progetto del Centro Intermodale per la Città sulla base di un compenso di 186.000 euro; probabile che la notizia non abbia fatto scalpore visti gli importi che hanno compensato i progetti messi a bando dalla vecchia Amministrazione (per tutti basti il milione di euro per il progetto relativo al verde pubblico per un finanziamento totale di 7 milioni di euro), tuttavia 186.000 euro sono una cifra ragguardevole, che deve essere spiegata alla Gente, se si considera che: a) La tangenziale ed il Centro Intermodale non sono come il classico uovo e la classica gallina; inseguiamo la Tangenziale, vera palla al piede di Alghero e di tanti dei suoi problemi, ed il Centro Intermodale seguirà a ruota. b) Il progetto di un Centro Intermodale non può essere compreso nel progetto di Puc che l’Amministrazione intende a breve affidare e condurre finalmente in porto? Il denaro pubblico, che venga dalle casse del Comune o elargito dall’Europa, è sempre denaro pubblico e va gestito come denaro pubblico dandone conto pubblico.

12 Settembre 2012