Blitz dei Nas: nel mirino il Brotzu. Alghero soffre la stessa situazione

Nas al Brotzu di Cagliari. nessuna sorpresa. Situazione al collasso come in tante altre città sarde. Alghero tenta qualche soluzione ma manca l'impegno politico.

Come se fosse qualcosa di strano, come se i reparti di medicina non fossero in quelle condizioni in tutta la Sardegna. Ma questa volta il blitz, conseguente con tutta probabilità a una serie di denunce, è arrivato. I Nas sono arrivati nel reparto di medicina al Brotzu di Cagliari. Sovrannumero di pazienti, organico che non è sufficiente, barelle negli anditi, stanze da 4 letti trasformati con 5. Situazione al collasso.  L’emergenza è scattata lunedì 10 marzo. Nel reparto di Medicina 1 continuavano ad arrivare pazienti nonostante le segnalazioni dei medici al Pronto soccorso. I 43 posti letto a disposizione non erano più sufficienti e si è così reso necessario trasformare le stanze da 4 pazienti a 5. Non solo: in serata è stato sistemato un lettino nell’andito con quattro paraventi intorno. Sì è cosi passati da 43 pazienti ricoverati a 61. I Nas sono arrivati dopo la segnalazione di una paziente.

Ma tutti noi conosciamo la realtà e le emergenze purtroppo esistono anche nella nostra città. Non è accaduto niente di nuovo o di strano. Abbiamo un sistema sanitario colabrodo che non è in grado di garantire le emergenze e quando i pazienti aumentano, quando il carico del pronto soccorso esplode, quando i reparti sono stra pieni, non possiamo aspettarci che questo. Disagi, pazienti come birilli trasportati da una parte all’altra, caos nel personale e servizio sanitario scadente. E tutti noi ci chiediamo: a cosa serve denunciare la situazione a mezzo stampa se le cose non cambiano? Da anni stiamo ripetendo le stesse cose, nessuno ha mosso un dito. Denunce e querele che non hanno seguito. Come si può non pretendere che un servzio come quello sanitario, che paghiamo, non ci dia nemmeno la possibilità di essere assistiti in maniera dignitosa? Sarebbe forse inutile ma noi lo faremo lo stesso. Suggeriamo e sottoscriviamo l’esperienza delle altre regioni italiane che sono riusciti ad attivare dei servizi territoriali alternativi al pronto soccorso e alla guardia medica, che forniscano le cure primarie per valutare se vi è o meno la necessità del pronto soccorso.  Stiamo parlando di un servizio reso da medici convenzionati, pagati dalla regione che con un accordo tra sindacati, asl e personale medico si rendono disponibili h 24.

Un servizio già attivo nelle regioni più organizzate come il Lazio e il Friuli per citare alcuni esempi, dove il sistema sanitario funziona con grande elasticità secondo organismi autonomi ma in perfetta sintonia tra loro. Ricordiamo che pagare un ricovero costa più che pagare questo tipo di assistenza. Ed è normale chiedersi : ma come mai non viene attivato questo servizio anche in Sardegna, visto che costa meno? La risposta potrebbe essere più banale di quanto si pensi, ma visto che di banale non c’è nulla, e al contrario è grave che la Sardegna continui ad andare avanti con queste carenze gravi che dipendono più dalla forma mentis che dalle risorse economiche vere e proprie, è necessario che la politica la smetta di ragionare secondo logiche di assegnazioni di bandiera e prosegua sull’unico ragionamento possibile mirato alla garanzia della salute e del servizio sanitario.

Per quanto riguarda Alghero, nonostante la struttura sia poco dignitosa, troppo piccola e inadeguata, un palliativo è stato messo in atto dalla direzione sanitaria che si sta attrezzando per garantire un intervento di “osservazione breve intensiva”. In sostanza, un primo intervento per alleviare il carico del pronto soccorso, dove il paziente viene visitato il prima possibile e sta in osservazione 24 ore. E’ un intervento specialistico che da una parte può smaltire il carico del pronto soccorso ma dall’altra garantisce una veglia e un primo filtro per comprendere se il paziente deve essere ricoverato o può tranquillamente rientrare a casa con le cure a lui prescritte. Ma anche questa soluzione tampone non può essere considerata una salvezza. Bisogna rendere forte un servizio sanitario debolissimo, scarso e spesso inadeguato. Sulla salute, e lo diciamo a tutti, sopratutto a chi ha le redini del governo, non si scherza. Un territorio non in salute è un territorio che non risponde.

Alessandra Mura, 13 Marzo 2014