Affondamento Corazzata Roma, l’opinione di Vittorio Guillot

Ieri , in occasione di una conferenza sull’ affondamento della corazzata Roma e del Caccia Vivaldi, avvenuti nel golfo dell’Asinara il 9 settembre 1943, ho sostenuto che l’episodio non può essere considerato ‘il primo fatto della resistenza al nazifascismo’ , come affermato da alcuni. La resistenza, infatti, fu un fenomeno politico. Nell’episodio della Roma e del Vivaldi, invece, non ci fu alcuna finalità politica. E’ addirittura dubbio, tra l’altro, che la Roma e l’intera squadra navale intendessero arrendersi agli alleati , dato che, quando fu attaccata dagli aerei tedeschi, il 9 settembre 1943, non mostravano i pennelli neri ed i cerchi bianchi ,che sono i previsti segnali di resa. Inoltre, persino dopo l’affondamento della corazzata , a bordo delle navi che si recavano in braccio agli alleati, si verificarono delle ribellioni contro quella resa. Perciò non è possibile paragonare quei marinai ai partigiani. C’è anche ad dire che alle navi Da Noli e Vivaldi fu ordinato dal governo Badoglio di sparare contro i tedeschi della 90^ panzergrenadieren mentre attraversavano su motozattere le Bocche di Bonifacio.

Le batterie costiere tedesche situate in Corsica risposero al fuoco delle due navi italiane ed affondarono il Vivaldi mentre il Da Noli fu fortemente danneggiato. Questo episodio, che costò la vita a qualche centinaio marinai italiani , a mio avviso, non fu per niente onorevole. A seguito di questi fatti i tedeschi occuparono la base navale de La Maddalena e negli scontri morirono alcuni militari italiani. C’è da aggiungere che la divisione corazzata tedesca stava ripiegando in Corsica dopo che il suo comandante aveva concordato col gen.Basso, comandante regionale della Sardegna, di lasciare in modo pacifico la nostra Isola. Perciò non ci furono consistenti scontri tra le truppe italiane e quelle germaniche. L’unico conflitto a fuoco di un certo rilievo, purtroppo, tra soldati italiani , si verificò nei pressi di Macomer. Successe che un grosso gruppo di paracadutisti della divisione Nembo, non accettando l’armistizio, si fosse aggregato ai tedeschi in ritirata. La concitata discussone col colonnello Bechi Luserna, anche lui paracadutista e reduce della battaglia di el Alamein, si trasformò in aperta ribellione, seguita dalla uccisione del colonnello e di un carabiniere. Ho aggiunto che ordinando ai nostri militari di sparare sui tedeschi, nostri alleati, prima ancora di dichiarare guerra alla Germania, Badoglio e compari esposero i nostri militari al rischio di essere legittimamente fucilati ai sensi della convenzione dell’Aia del 1908, fucilati, se catturati, in quanto combattenti ‘irregolari’, franchi tiratori e traditori. D’altra parte ho anche sostenuto che Badoglio e compari si comportarono in modo criminale verso i nostri militari anche perché, pur avendo firmato l’armistizio il 3 settembre ’43, il 7 dello stesso mese avevano inviato 19 sommergibili e 16 motosiluranti a far finta di contrastare lo sbarco alleato di Salerno.

In quella occasione fu affondato il sommergibile Velella ed alcune motosiluranti. Quei marinai morirono solo per coprire la doppiezza di Badoglio e compari, compreso il re. D’altra parte non credo che ci fosse niente di positivo da aspettarsi da un re e da un Badoglio che, con l’armistizio, si erano impegnati a consegnare Mussolini agli alleati per processarlo come unico responsabile di una guerra che lo stesso sovrano aveva dichiarato e che Badoglio aveva tecnicamente preparato. Successivamente all’affondamento della Roma ed al danneggiamento della corazzata Italia, la nostra squadra navale si consegnò alle marine alleate nel mare di fronte a Bona e sotto la loro scorta, raggiunse Malta, mentre alcune navi che recuperarono i superstiti della Roma si recarono a Mahon, nelle Baleari, dove furono fermate dalle autorità spagnole mentre i marinai vennero internati. La marina militare , dopo l’armistizio, si ricostituì sotto il Regno del Sud.. Gli incrociatori Garibaldi, Duca degli Abruzzi e Duca d’Aosta furono impiegati in Atlantico contro i tedeschi. Sempre al sud venne ricostituito il Battaglione San Marco, che partecipò alla guerra contro la Germania ed alla battaglia di Montecassino mentre gli incursori affondarono l’incrociatore Bolzano, caduto in mano ai tedeschi, e la Aquila, portaerei in allestimento.

Una parte minoritaria della Marina si schierò, invece, con la R.S.I.. Tra questi marinai ci furono quelli che seguirono il comandante Borghese nella X MAS . I mezzi navali della Marina Nazionale Repubblicana si batterono molto bene, assieme al battaglione della fanteria di marina Barbarigo, in occasione dello sbarco alleato di Anzio mentre il battaglione Fulmine fu decimato nella foresta di Tarnova, presso Gorizia, dove si batté per contrastare la calata degli jugoslavi del IX Corpus di Tito. Durante la fase finale della guerra si verificarono due terribili episodi navali. I marinai del MAS 505, di stanza a La Maddalena, si ammutinarono, uccisero i loro ufficiali e raggiunsero la X MAS, in Toscana. I marinai del MAS 510, invece, si ammutinarono a La Spezia e, eliminati i loro superiori, si recarono al sud, consegnandosi alla regia Marina . In tutte queste dolorose vicende gli errori e i guai commessi dai così detti ‘grandi’ troppo spesso sono stati pagati aduro prezzo dai piccoli.

Vittorio Guillot, 29 Giugno 2015