“Sanità sarda, necessario un piano condiviso”

L'opinione di Uccio Piras

Sanità sarda, necessario un piano condiviso, altrimenti si rischia piano piano un vero e proprio collasso. Chiediamo innanzitutto che i malati sardi siano curati dai nostri medici e i nostri ospedali. Ad oggi le politiche sanitarie della regione non sono affatto risolutive per la crisi in corso. Minano i reparti ospedalieri che sono ad oggi hanno garantito efficienza grazie all’alto profilo professionale e all’abregazione dei medici sardi. La situazione della sanità nei nostri territori è subdola e drammatica.  Numerosi sardi rinunciano alle cure andando a pagamento proprio in continente o addirittura all’estero. Prestigiosi ospedali di Cagliari sono stati dismessi, altri in via di smantellamento o di implosione. Il grande equivoco se vogliamo essere realisti, è nella gestione politica, della sanità. La sanità non risponde più ai bisogni di salute dei cittadini sardi.

Il commissariamento di ospedali e di ASL, tesi a sostituire le precedenti leadership nei posti di comando, per non cambiare nulla, non era una priorità. I tavoli politici sull’emergenza sanitaria non possono essere trasformati in sedi di accordi e disaccordi di potere tra le segreterie dei partiti, snaturando l’intera sanità. La Sardegna non può permettersi di perdere un solo medico eppure è su i tavoli dell’assessore alla sanità sarda la revoca ingiustificata dell’incarico di primario del chirurgo oncologo dottor Massimiliano Tuveri. A nulla sono valsi gli appelli dei malati oncologici ormai allo sbando e del mondo scientifico internazionale dove il chirurgo oncologo ha operato.  E tutt’ora è un presagio preoccupante anche la mandata nomina del direttore della rianimazione del Businco.

L’incarico del posto vacante da circa un anno, è stato attribuito ad una figura inusuale di referente della rianimazione con ridotte responsabilità, tutto ciò non fa che agevolare la paralisi, senza alcuna remora delle intere attività del Businco. Con la chiusura dell’endoscopia interventistica ed il trasferimento della chirurgia toracica al Brotzu sono crollati gli interventi toracici anche oncologici. Per i malati non c’è nessuna speranza. Intanto i lavori di ristrutturazione delle sale operatorie, dichiarati urgenti, sono per adesso fermi. Intanto in questo scenario preoccupante sull’istituzione, di una cabina di regia non comporterà costi aggiuntivi al bilancio regionale desta sospetti e preoccupazioni.

La Sardegna, sino a prova contraria, ha i suoi medici di alto profilo professionale, i suoi malati e le sue strutture per organizzare una rete regionale veramente efficiente. Non c’è veramente niente e nessuno da importare.  L’assessore alla sanità Sardegna Bartolazzi Armando disse ai medici sardi, con scherzoso linguaggio terzomondista “se oltre al pallone avete qualcosa da dire sono tutto orecchi”. Ebbene, secondo me e molti altri, in sanità non si può andare per tentativi, come l’assessore dichiarò da Roma bisogna avere un piano. Un piano condiviso con tutti gli operatori del settore sanitario, che non sia certamente e ineluttabilmente quello dello smantellamento. A fine dicembre 2024, alla regione la mozione del centro destra è stata respinta.

Per Bartoluzzi la fiducia era stata confermata ma secondo me una vera e propria riforma non può certamente attendere. Ci sono chiaramente difficoltà di tipo gestionale ma anche, perché non dirlo e scriverlo, ma anche di tipo legislativo. Non c’è stata certamente, nessuna spaccatura, guarda un po’ sulla sanità, nessun dubbio sul fatto che la mozione del centro destra contro Bartolazzi in consiglio regionale è stata respinta via libera “con riserva”, al disegno di legge dell’intera giunta.  Questo dimostra le prove di computezza nel campo largo, con la maggioranza di centro sinistra che da un lato non si fa dettare l’agenda del centrodestra, secondo quanto a suo tempo aveva sottolineato il capogruppo del PD, onorevole Roberto Deriu, e dall’altro vedeva però e riconosceva in maniera chiara e lampante: la necessità di un cambio di passo su uno dei tempi più delicati e discussi: con, dunque, il commissionariamento delle ASL isolane ma anche con ulteriori passaggi chiarificatori.

La governatrice onorevole Alessandra Todde aveva ribadito, dal canto suo, la necessità di procedere, però compatti verso questa benedetta riforma della sanità. Bisogna dire che lei e Bartolazzi hanno permesso alla maggioranza di mettere sul tavolo le questioni più spinose emerse negli ultimi mesi.  Non ci sono stati certamente (da buoni e bravi politici!!!) strattoni, né fughe in avanti. La giunta, se vogliamo essere obiettivi, dal canto suo ha sempre annunciato di voler apportare modifiche con un maxi emendamento alla proposta di riorganizzazione complessiva della sanità presentato il 2 settembre 2024 sono stati illustrati gli obiettivi cardine e di principi che guidavano queste novità e si era deciso di procedere il più velocemente possibile.

L’assessore Bartolazzi aveva parlato di “rivoluzione funzionale” (se non ricordo male!!) però è necessario procedere alla razionalizzazione delle forze e questo va fatto contestualmente al commissariamento delle ASL. Non c’è tanto da rivoluzionare le strutture, quanto da migliorare le procedure ed in coordinamento tra la varie funzioni. Da questo punto di vista la rivoluzione riguarda tutto il sistema, nel quale vanno introdotte trasversalità di rete. Basti pensare assiduamente, che ci sono temi caldi come la medi in generale e la sanità territoriale: anche in questo caso i temi vanno esaminati e sviluppati meglio in commissione regionale.

Bisogna, secondo me, sostenere fermamente che siamo tutti preoccupati per le condizioni in cui versa l’intera sanità sarda e ciascun politico eletto, a pienemani dal popolo sardo è spinto ad agire in maniera onesta e trasparente dall’elettorato, dall’intera opinione pubblica e dall’esigente e necessità dei cittadini. La sanità era ed è il primo dei problemi da Risolvere urgentemente, e, come se non bastasse, necessita assolutamente di soluzioni immediate. Alcune di tipo gestionale ed amministrative, altre infine legislative. È evidente a tutti il fatto che su tematiche fondamentali come le liste d’attesta, la sanità territoriale, le continue crisi di pronto soccorso, ogni giorno che uno trascorre senza un cambio di passo aveva ed ha un vistoso costo per la salute dei cittadini.

In consiglio regionale come tutti sanno, la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione nei confronti dell’assessore Bartolazzi verrà respinta, non ci sono certamente dubbi, ma una volta definitamente chiusa questa partita bisognerà continuare a restare concentrati sull’obiettivo prioritario. Perché secondo il mio modesto parere, sarebbe davvero necessario agire direttamente ed in fretta, infine nei modi più che trasparenti, e perché no, nei modi finalmente più che giusti. Perché no, pensiamo a quello che sta succedendo a Sassari, all’azienda ospedaliera-universitaria (AOU) dove certo dirigenti sono pronti a dimettersi in blocco. Una minaccia pesante e risolutiva, che arriva dopo l’azzeramento arbitrario delle ore aggiuntive accumulate nel 2023, senza che queste fossero mai state retribuite.

Agli inizi di giugno i professionisti avevano inviato un centinaio di proteste al nuovo commissario della AOU, ma fin’ora dall’azienda non è arrivata alcuna risposta. Il modo del contendere è sicuramente legato alla gestione delle cosiddette prestazioni aggiuntive ore di lavoro straordinario, oltre le 38 ore settimanali, spesso essenziali per garantire il funzionamento dei reparti più in sofferenza. Alcuni medici avrebbero accumulato oltre 300 ore aggiuntive nel 2023, maturate anche durante l’emergenza Covid, senza essere retribuiti. Comunque sia la AOU ha congelato le ore lavorate in più. 100 medici sono sul piede di guerra, pronti a dimettersi.

Comunque se il personale dovesse decidere di dimettersi dal lavoro extra i reparti rischiano veramente la paralisi. Anche ad Olbia la sanità è vicina ad un certo collasso il pronto soccorso era già record (come Alghero!!), ma adesso mancano gli infermieri. Boom di accessi. Per i codici minori c’è un equipe dedicata. In tutta la Sardegna mancano circa 600 medici di famiglia. Si parla già, vista la situazione pietosa della sanità sarda di una probabile sostituzione dell’onorevole Bartolazzi. Staremo a vedere come cercheranno di risolvere, una volta per tutte, l’annoso e non facile problema sanitario a livello regionale. Dio ce la mandi buona! Ad Maiora.

Uccio Piras, 27 Giugno 2025