Alghero, Comune e associazioni al lavoro per dare ai Rom un futuro migliore

Si è svolto ieri a lo Quartè il convegno "Alghero, una città per tutti"

“Dopo 30 anni di battaglia ci hanno permesso di avere una casa”. È emozionato Bairo, uno dei rom che ha lasciato un anno fa il campo nomadi dell’Arenosu, sgomberato dalla Prefettura: il comune e le associazioni di Alghero (l’Asce e il Centro Ascolto della Caritas) hanno trovato a lui e alle altre famiglie un’abitazione in città, con fondi della Regione e dell’Unione Europea. Il convegno “Alghero, una città per tutti” ha ricordato sabato scorso l’evento, per tracciare un bilancio e per lavorare sui problemi che ancora condizionano la loro vita.

La gratitudine verso l’amministrazione di Mario Bruno è tanta da parte di tutti i rom, ma anche le preoccupazioni per il futuro. “La casa non basta” ha continuato Bairo “ci vuole integrazione e lavoro per i giovani”. E un punto di ritrovo dove vivere assieme le ricorrenze, come d’abitudine: la tradizionale festa di S. Giorgio, la più importante celebrazione religiosa dei rom, senza lo spazio del campo quest’anno si potrà svolgere in piazza – ha detto il sindaco.

Le soluzioni trovate per la sistemazione dopo lo sgombero non sono state immediate. “All’inizio c’era un po’ di diffidenza da parte di chi affittava” racconta Antonio Cocco del Centro Ascolto, “molti erano indecisi” ma ora si è creata “collaborazione e amicizia”. Pensare che a poco tempo dalla chiusura del campo ancora non si erano trovate case disponibili. Dal dicembre del 2014 la tabella con gli alloggi ha cominciato a riempirsi e l’ultima conferma è arrivata la mattina del 28 gennaio 2015 – ha raccontato Irene Baule dell’Asce.

In questo anno non c’è stato nessun problema fra affittuari e proprietari. L’affitto è garantito per 4 anni da parte delle istituzioni, secondo il progetto dell’Unione Europea. Ma dopo i rom “devono essere messi in condizione di gestirsi da soli”, dice Giansalvo Mulas, dirigente dei servizi sociali di Alghero. Qualcuno il lavoro è riuscito a crearlo: una piccola attività nella zona industriale di San Marco. Ma molti che si dedicano all’artigianato non hanno occupazione. Ad alcuni manca la cittadinanza – anche se sono nati in Italia – e senza documenti non possono essere assicurati.

Il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato, ha ricordato come i campi nomadi rappresentino il primo fattore di “ostilità, ghettizzazione e auto ghettizzazione” verso rom e sinti. Averlo chiuso può fare di Alghero un modello esportabile in altre realtà. A patto che dalla soluzione dell’emergenza abitativa si arrivi all’integrazione.

Il terreno dell’Arenosu è intanto affidato in gestione a Laore. Dovrebbe essere stanziato un milione e mezzo da parte del governo per la bonifica della zona – ha annunciato l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru. Con la preghiera da parte della comunità rom di preservare una siepe con delle roselline, il ricordo della capostipite delle famiglie di Alghero, la nonna che adesso non c’è più.

Domenico Mussolino, 31 Gennaio 2016