Soffia nell’isola un forte vento anticasta

Il miracolo si è avverato, nonostante lo sconforto che serpeggiava nell’elettorato di Sardegna tenuto all’oscuro non solo sui contenuti dei quesiti referendari, ma soprattutto sulla unica data possibile per il referendum isolano. La confusione della doppia giornata di votazioni per il rinnovo dei Consigli Comunali in 943 comuni italiani ( anche lunedì 7 fino alle ore 15), ha contribuito sicuramente a limitare la percentuale dei cittadini votanti per il referendum. Gli elettori sardi ormai hanno capito l’importanza del voto referendario come unico strumento per contrastare l’ottusità di molti politici che sembrano far ricorso alla legge solo ed esclusivamente se le variazioni delle norme non li coinvolgono direttamente, dimostrando sfacciatamente l’attaccamento esclusivo ai privilegi, alle poltrone di governo, ai posti di potere. Gli elettori isolani hanno dimostrato di avere le idee chiare: le tanto agognate riforme, quelle che il popolo chiede da tempo e che i politici non riescono a concretizzare (o meglio non vogliono), possono perseguirsi col metodo referendario, appropriandosi in tal modo di quella sovranità che da sempre gli viene attribuita dallo statuto, nella forma ma non nella sostanza.

A pochi giorni dal voto un intervento del Presidente Cappellacci evidenziava che “finalmente la parola passa ai cittadini sardi e il confronto ritorna sul piano della dialettica democratica e non dei cavilli. Auspico che la politica, oggi più che mai bisognosa di una nuova legittimazione morale, sia protagonista di questo processo di cambiamento e non resti a guardare dalle finestre del cosiddetto palazzo. Rinnovo l’appello alla partecipazione al voto, che rivolgo in particolare a quei giovani che per la prima volta potranno esprimere la propria volontà Se realmente si desidera avviare un processo di questo tipo, allora bisogna concorrere a determinarlo con la nostra condotta individuale e collettiva.

Con i referendum il cambiamento non dipende da fattori o soggetti esterni alla nostra isola, ma parte da noi, da ciascuno di noi”. Superato il quorum per i dieci quesiti referendari: ha votato oltre il 35,50 % degli aventi diritto cioè 525.651 sardi. Alle urne il 38,11% in provincia di Cagliari, il 34,46 per la provincia di Nuoro, il 33,04% per quella di Oristano, in provincia di Sassari il 37,23% (l’affluenza in Alghero è stata del 40,1%) nel Medio Campidano il 42,55% (affluenza più alta in tutta l’isola), nella provincia di Carbonia-Iglesias il 31,53%, in Ogliastra il 28,74% e nella provincia di Olbia-Tempio il 26,85% .In base ai primi quattro quesiti vengono cancellate le quattro province regionali di Medio Campidano, Carbonia-Iglesias, Ogliastra e Olbia-Tempio. L’ottavo, invece, taglia l’indennità dei consiglieri regionali dal momento che chiede ai sardi se vogliono cancellare una legge che stabilisce che i compensi sono agganciati a quelli dei parlamentari in misura non superiore all’80%“. I quesiti consultivi riguardavano l’elezione diretta del presidente della Regione attraverso le primarie, la riscrittura dello statuto sardo, sull’indennità spettante ai membri del Consiglio regionale della Sardegna e il rimborso delle spese di segreteria, all’abolizione dei consigli di amministrazione degli enti strumentali della Regione e alla riduzione dei consiglieri da 80 a 50. Niente male il risultato che ha visto prevalere la quasi totale maggioranza dei SI, ad affermare che nell’isola soffia un forte vento decisamente anti-casta. Ora la parola torna al Consiglio regionale per prendere le dovute decisioni per l’applicazione delle scelte stabilite dal responso referendario e pronunciarsi sui referendum consultivi votati dal popolo. L’Assise non potrà far finta dei niente di fronte alla sciroccata del 6 maggio che in Sardegna soffia sempre più forte ed eccessivamente caldo.

10 Maggio 2012