Scontrini detraibili, la proposta anti-evasione e pro-crescita

Dare un colpo all’evasione e una spinta alla crescita, è questo l’obiettivo di una misura legislativa non nuova, ma che, questa volta, potrebbe arrivare al Governo. Il “contrasto di interessi” fu inserito a novembre nella delega fiscale dal governo Monti, che, naufragando, diede lo stesso destino alla delega. Oggi la proposta potrebbe spuntare nuovamente, inserita tra i 15 articoli che, nell’attesa del governo Letta, dovrebbero avviare importanti riforme. Il contrasto di interessi rende possibile scaricare l’importo degli scontrini dalla propria dichiarazione dei redditi, costituendo un incentivo per il consumatore a pretendere sempre la fattura. In questo modo verrebbe spezzato quell’interesse comune alla base dell’evasione, in base al quale chi presta un servizio non paga le tasse e, in cambio, riduce il costo stesso del servizio.

Il consenso sul contrasto di interessi accomuna quasi tutte le forze politiche rappresentante in Parlamento. Oltre alle forse di maggioranza, concordano sull’argomento anche M5S e Lega, sebbene non manchino perplessità avanzate da alcuni addetti ai lavori, secondo i quali la misura potrebbe diventare insostenibile per le casse dello stato, sia per le spese necessarie a rendere la delega fiscale attuabile, sia perché all’emersione del nero bisognerebbe controbilanciare sapientemente deduzioni e detrazioni. Altra spesa sarebbe costituita dalla necessità di intensificare e razionalizzare i controlli, come dimostra il bonus edilizio di Tremonti, che le aziende, pur emettendo fattura, non la inserivano in bilancio, costringendo l’allora governo Berlusconi ad inserire la trattenuta del 10% su ogni fattura da parte delle banche.

Il “contrasto di interessi”, almeno nei primi periodi, andrebbe applicato con gradualità, individuando quelle attività professionali che secondo statistiche evadono con maggiore frequenza. La discussione alla Camera sulla delega fiscale è stata calendarizzata per la fine di luglio e l’inizio di agosto e, dopo il passaggio in Parlamento, diventa per l’appunto delega, lasciando al Governo l’onere di individuare entro 12 mesi i mezzi, le modalità e le risorse per realizzare quanto espresso dalle Camere.

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8 Luglio 2013