L’allarme delle Province: «A rischio servizi per 55 milioni»

La conferenza dei presidenti e dei commissari delle otto Province sarde si è riunita questa mattina a Sassari per discutere di servizi, risorse e riforme. Dal confronto è emerso un quadro preoccupante, che ha indotto i rappresentanti delle amministrazioni provinciali a rivolgere un appello urgente alla Regione.

«Nelle casse delle Province sarde mancano i 55milioni necessari per garantire servizi essenziali in tema di diritti inalienabili come l’assistenza scolastica dei disabili, ambiente, sanità pubblica e sicurezza, a iniziare dalle scuole e dalle strade». Lo denuncia la conferenza dei presidenti e dei commissari degli otto enti intermedi sardi, che questa mattina è stata riunita nella sala giunta del palazzo della Provincia di Sassari dal presidente vicario dell’Unione delle Province della Sardegna, Alessandra Giudici. I vertici delle amministrazioni provinciali hanno condiviso i dati predisposti dagli uffici finanziari, dai quali è emerso che «il disavanzo è destinato a crescere sino a superare gli 80milioni di euro nel caso non dovessero essere recuperate le risorse necessarie per scongiurare lo sforamento del patto di stabilità».

Proprio per queste ragioni gli amministratori provinciali dell’isola hanno deciso di rivolgere un doppio appello alla Regione. «È necessario e urgente, al di là di qualsiasi altro ragionamento, che il governo regionale si faccia carico di questa istanza e ne tenga conto immediatamente – chiedono presidenti e commissari – prevedendo delle modifiche sostanziali già nella Finanziaria in discussione in questi giorni in consiglio regionale». Secondo i rappresentanti degli otto territori in cui risulta ancora divisa la Sardegna, non c’è tempo da perdere «perché non si tratta di salvaguardare l’esistenza degli enti o la regolarità dei loro conti – spiegano – ma di garantire la continuità di servizi che allo stato attuale sono in fortissimo pericolo». Nel corso dell’incontro odierno Alessandra Giudici ha riferito quanto sta avvenendo a livello nazionale, «dove purtroppo in assenza di direttive precise ogni Regione si sta muovendo per conto proprio, con il rischio di assistere a un percorso di riforma frammentario, che finirà per ridisegnare un Paese a due velocità, quella delle aree metropolitane e quella periferica, costretta a condizioni di marginalità sempre più marcate in tema di risorse e qualità dei servizi».

Reduce da alcuni incontri con i vertici nazionali di Anci e Upi, le associazioni che raggruppano rispettivamente i Comuni e le Province di tutta Italia, Alessandra Giudici ha riferito del «malumore esploso ormai dappertutto a causa di una situazione finanziaria disastrosa che ha trasformato le Province in scatole vuote, prive di qualsiasi disponibilità economica e di ogni possibilità di azione – come ha detto – pur non essendo stato attuato nessun processo organico di riforma che ridistribuisca le funzioni e le competenze sin qui esercitate dagli enti intermedi».

Anche alla luce di tali riflessioni, che in Sardegna si incrociano a quelle legate alla specialità derivante dall’autonomia statutaria, i presidenti e i commissari delle otto Province sarde hanno deciso di rivolgersi al presidente della Regione, all’assessore del Bilancio e all’assessore degli Enti Locali per chiedere «un confronto urgente, già all’inizio della prossima settimana, per discutere dei problemi economici delle amministrazioni provinciali, che sono strettamente connessi ai servizi erogati e, di conseguenza, alla futura ripartizione di funzioni e competenze tra la Regione, i Comuni e gli enti che dovranno sostituire le attuali Province».

19 Febbraio 2015