La rivincita di Napolitano: “Politici sordi, la mia elezione non vi assolve”

In questi termini probabilmente non se lo aspettava nessuno. Un discorso durissimo, per nulla conciliante, addirittura rancoroso in alcuni passaggi. Già, perché Giorgio Napolitano non ha fatto sconti a nessuno. Non ai partiti, sordi ed immobili di fronte alle sollecitazioni sue e del Paese. Non ai politici, incapaci di andare oltre sterili (ed improbabili) contrapposizioni in nome dell’unità e dell’interesse dell’Italia. Non a chi ha chiesto un incarico di Governo senza avere la maggioranza in entrambe le Camere. Non a chi si dimentica “di non essere esponente di una fazione ma depositario della volontà popolare”. Non a chi ha gridato allo scandalo per la sua rielezione, “che è legittima, anche se eccezionale” e certamente non rispettosa della sua volontà. Non a chi cavalca facili risposte. Ma soprattutto e per la prima volta, il Capo dello Stato non ha avuto remore nello sbattere in faccia al Paese la verità dura e cruda.

E cioè che vent’anni di consociativismo non hanno prodotto altro che divisioni nel tessuto sociale del Paese e scollatura fra i cittadini e le istituzioni. Che la distanza tra le forze politiche è servita solo a giustificare un’immobilismo che nascondeva incapacità decisionale e volontà di non intervenire nelle grandi questioni aperte del Paese. Che quegli stessi politici che hanno implorato un suo secondo mandato sono gli stessi che non hanno mai recepito i suoi appelli. Politici che non hanno giustificazioni e a cui la sua rielezione “non può essere di auto – assoluzione”. E che in sostanza non è più tempo di scuse e occorre portare a compimento quello che è il disegno “suggerito” in più di una occasione: un governo di larghe intese, di pacificazione nazionale, che faccia le riforme sul cammino tracciato (non solo) dai saggi. E che lo si faccia alla luce del sole, senza paura di “quelle campagne denigratorie in senso distruttivo”, sulla scia di quanto “avviene in tutti i paesi europei, governati da cartelli di forze anche molto distanti fra loro”. Insomma, “parlare il linguaggio della verità” e non nascondere al Paese anche la necessità di una “riforma dei canali di partecipazione democratica”.

Comunque la si pensi, un discorso che resterà negli annali. Soprattutto per la franchezza con cui il Presidente vecchio e stanco avverte i parlamentari che ora lo applaudono a piene mani: “Se sordi ai miei richiami, ne trarrò le conseguenze davanti al Paese”. Ne abbiamo parlato a lungo in questi giorni, spiegandovi il perché a nostro umile avviso la scelta di Napolitano sembri andare nella direzione opposta rispetto alla domanda di cambiamento che arriva dal Paese. Ma è innegabile che il discorso di Napolitano sia un elemento di chiarezza in questa fase politica. Perché traccia un solco ed invita la politica ad uscire allo scoperto: da una parte le larghe intese per le riforme, dall’altra l’opposizione. Non c’è alternativa a breve e gli italiani devono saperlo. E i partiti scelgano, per una volta, con estrema chiarezza da che parte stare.

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22 Aprile 2013