“Turismo senza bussola: Alghero tra sagre infinite e identità smarrita”
Di Gangi (FdI): “Basta folklore senza progetto, il centro storico merita decoro e qualità”

Crescono le presenze, ma anche le preoccupazioni. Mentre i dati ufficiali parlano di una Sardegna da record sul fronte turistico, con Alghero ancora una volta in testa tra le destinazioni più visitate dell’isola, in città si avverte un clima di crescente malessere. A sollevarlo pubblicamente, nei giorni scorsi, è stata un’operatrice del settore che, con un post amaro e appassionato, ha definito il centro storico e il lungomare come “il funerale di una città”.
Parole forti, che secondo Marco Di Gangi, responsabile del Dipartimento Turismo di Fratelli d’Italia per la Sardegna, “non possono essere né sottovalutate né derubricate a semplice sfogo”. Al contrario, rappresentano un segnale da cogliere per avviare una riflessione profonda e, soprattutto, concreta.
Numeri in crescita, ma fragilità sempre più visibili
Nel 2024 Alghero ha superato 1,5 milioni di presenze turistiche, contribuendo al +15% registrato a livello regionale. Eppure, accanto alla soddisfazione per i numeri, si fa strada una crescente insoddisfazione tra operatori e residenti. Il paradosso, secondo Di Gangi, è evidente: “Non basta crescere nei numeri se non si cresce anche nella qualità dell’esperienza, nella coerenza dell’offerta e nella cura dei dettagli”.
Alghero, spiega, si trova stretta tra ambizioni di turismo esperienziale e di pregio e una realtà urbana spesso disordinata e incoerente. “Il vero problema non è il turismo di massa – precisa – ma una gestione casuale, priva di regia e di visione a lungo termine”.
L’assenza di una strategia è il nodo centrale
Secondo Di Gangi, ciò che è mancato in questi anni è una strategia turistica integrata e condivisa, capace di:
- Valorizzare l’identità locale senza scadere nel folklore improvvisato;
- Differenziare le zone della città, attribuendo a ciascuna un ruolo chiaro nel sistema dell’offerta turistica;
- Rafforzare la qualità percepita, con regole certe, controlli efficaci e una regia culturale per eventi e iniziative.
“Le sagre e gli eventi popolari – sottolinea – hanno una funzione, ma non possono occupare ogni spazio, ogni giorno, senza un disegno complessivo. Non è questione di snobismo, ma di equilibrio e decoro”.
Le proposte per un cambio di rotta
Per affrontare in modo strutturale le criticità emerse, Di Gangi avanza alcune proposte operative:
- Zonizzazione funzionale della città turistica
Il centro storico dovrebbe essere riservato a eventi culturali, musica da camera, artigianato e ristorazione di qualità, mentre le aree periferiche – come il Lido – possono ospitare eventi più popolari, ma sempre con regole chiare e rispetto per l’ambiente. - Regolamento unico per le manifestazioni estive
Un bando pubblico annuale con criteri di qualità, sostenibilità e coerenza culturale, che dia un ordine all’offerta e garantisca equità. - Creazione di un Osservatorio Locale sul Turismo e attivazione del Tavolo per il Turismo
“Senza dati aggiornati – ammonisce – non è possibile pianificare nulla. Serve una cabina di regia con operatori, residenti ed enti pubblici per leggere i flussi, monitorare gli impatti e costruire insieme una visione di futuro”. - Valorizzazione dell’accoglienza di qualità
Proposta l’istituzione di una “Carta dell’Ospitalità” per premiare chi innalza gli standard e scoraggiare improvvisazione e pressapochismo. - Investimenti mirati su servizi e infrastrutture
“Una destinazione non può dirsi di qualità senza servizi pubblici adeguati – afferma –. Servono interventi su viabilità, parcheggi, aree pedonali, igiene urbana, mobilità dolce e manutenzione dello spazio pubblico”.
“Alghero ha un futuro, ma va costruito insieme”
Nessun catastrofismo, ma neanche accontentarsi del “basta che funzioni”. Per Di Gangi, Alghero ha tutte le carte in regola – bellezza, storia, centralità nei flussi internazionali – per diventare un modello, ma serve un cambio di passo.
“Come Fratelli d’Italia – conclude – siamo pronti a sostenere ogni iniziativa seria, concreta e partecipata che punti alla qualità, alla pianificazione e alla difesa dell’identità culturale e paesaggistica del nostro territorio. La vera sfida non è scegliere tra élite e popolo, ma tra improvvisazione e visione”.