Sanità sarda, la Consulta smonta la riforma Todde: commissariamenti illegittimi
Doccia fredda per la Giunta regionale: i giudici costituzionali bocciano il repulisti dei manager sanitari. Ora si apre il rischio di un maxirisarcimento e del blocco delle nomine.
La strategia della Regione Sardegna per il rinnovo dei vertici sanitari si infrange contro il giudizio della Corte Costituzionale. Con una sentenza che pesa come un macigno sugli equilibri di Villa Devoto, i giudici della Consulta hanno demolito l’impianto della legge regionale numero 8 approvata lo scorso marzo, sancendo l’illegittimità del provvedimento che aveva rimosso d’ufficio i precedenti direttori generali.
Il verdetto ruota attorno a un principio di diritto fondamentale: il commissariamento delle aziende sanitarie non può trasformarsi in uno strumento di pura sostituzione politica se non è accompagnato da una reale trasformazione del sistema. Secondo la Corte, l’articolo 14 della norma sarda ha forzato la mano, mandando a casa i manager senza però modificare l’assetto organizzativo della sanità isolana. In assenza di una riforma strutturale, dunque, decade il presupposto giuridico per interrompere anticipatamente i contratti in essere, rendendo l’operazione un illegittimo strappo istituzionale.
Il rischio ora è che si scateni un vero e proprio effetto domino. Da un lato, la posizione degli attuali commissari nominati dalla giunta Todde diventa estremamente fragile, bloccando di fatto il percorso verso la designazione dei nuovi direttori generali. Dall’altro, si profila all’orizzonte un pesante esborso per le casse pubbliche, poiché i dirigenti dichiarati decaduti lo scorso settembre hanno ora basi solide per intentare cause risarcitorie contro l’amministrazione regionale.
Il naufragio normativo è completato dalla bocciatura dell’articolo 6, che regolava i criteri per i nuovi elenchi di direttori sanitari e amministrativi. La sentenza della Consulta non solo riabilita tecnicamente il passato, ma congela il presente, costringendo la Regione a una difficile retromarcia legislativa per evitare la paralisi gestionale dei presidi sanitari dell’isola.


















