Referendum Trivelle, Serra (AFI): «Meglio l’astensione, ecco perchè»

«Sarebbe un colpo per l'occupazione. Perderebbero il lavoro tra le 7.000 e le 11.000 persone che operano nel settore senza prospettive future» dichiara il presidente di Alternativa Futura per l'Italia

«Il prossimo 17 Aprile si voterà il referendum sulle trivelle. Non andrò a votare». Così il presidente di Alternativa Futura per l’Italia, Pietro Serra, che in una nota stampa elenca le sue ragioni: «Sarebbe un colpo per l’occupazione. Perderebbero il lavoro tra le 7.000 e le 11.000 persone che operano nel settore senza prospettive future. Pur vincendo il Sì non si bloccheranno le costruzioni di nuovi impianti. E in ogni caso il limite delle 12 miglia rimarrà invariato visto che esiste già una legge (D.Lgs 152/06, art. 6, comma 17)».

«Il rischio ambientale non diminuisce. Al contrario, l’arrivo delle petroliere è più pericoloso di installazioni fisse. Abbiamo giacimenti da sfruttare in tutta sicurezza. L’improbabile vittoria del Sì significherebbe esportare materie da altri luoghi e contribuire al loro sfruttamento, pagando di più il prodotto» – continua Serra.

E ancora. «La campagna di disinformazione portata avanti da alcune associazioni ambientaliste (es. Legambiente, Greenpeace, Wwf, ecc.) si limita a dir no all’installazione di trivelle ma nell’immediato non pone alcun piano energetico alternativo e immediato. Non aumenta  o diminuisce il rischio sismico – prosegue Serra -. Ogni giorno migliaia di scosse interessano il globo terrestre, diverse decine anche in Italia e dove le trivelle non ci sono. Proprio ieri, ad esempio, una leggera scossa di terremoto ha interessato il tratto di mare tra Corsica e Sardegna nonostante l’assenza di trivelle».

«Il turismo non ne risentirà in alcun modo. In Emilia Romagna ci sono diversi impianti di trivellazione e nonostante tutto il litorale continua a registrare presenze con numeri record. E’ un referendum ipocrita. Coloro che voteranno Sì non rinunceranno ad utilizzare l’auto o la moto, così come l’aereo o la nave che ad eccezione delle prime due non possono utilizzare l’energia elettrica e inquinano in ogni caso».

«E’ falso che l’estrazione coprirebbe 7 settimane di fabbisogno e col gas 6 mesi. Sono bufale che circolano in rete senza alcun riscontro. Il raggiungimento del quorum serve ai comitati promotori al fine di ottenere rimborsi per diversi milioni di euro» – conclude il leader di Afi.

9 Aprile 2016