Pet a Sassari da 7 mesi ancora ferma. Amarezza dei malati di tumore

Pet a Sassari. Ferma e inutilizzata. Pazienti oncologici sul piede di guerra. Stessa sorte per la risonanza di Alghero. Sanità, un disastro.

Facciamo una premessa per ribadire la realtà. Era il 24 Agosto quando sul quotidiano regionale La Nuova Sardegna appare l’ articolo della speranza. La Pet, quel macchinario all’avanguardia che poteva risolvere le criticità dei pazienti affetti da patologie tumorali, era pronto all’uso. Sono passati 8 mesi, tutto fermo. E pensare che la prima richiesta del macchinario è datata 1986. Fa scalpore anche solo ricordarlo. Il professor Giuseppe Madeddu, direttore di Medicina Nucleare alle Cliniche di San Pietro a quei tempi aveva spiegato che non esisteva alcun tomografo Pet su tutto il territorio nazionale. Vide quell’apparecchiatura ancora sconosciuta e pensò che l’Università, con una simile dotazione, potesse diventare un’eccellenza. Sassari poteva essere il primo centro all’avanguardia in Italia nella diagnosi precoce ai tumori.

Ci sono voluti 27 anni perché l’Azienda Ospedaliera Universitaria potesse installare lo strumento più sofisticato nella lotta contro il cancro. Eppure dopo quasi 30 anni eccoci qui, con il macchinario nell’ospedale, e senza alcun esame effettuato. Il perchè? Lo chiediamo con forza, perchè sono tanti i malati oncologici stanchi e delusi. Non abbiamo notizie ufficiali, ma quanto riferiscono alcuni pazienti, il macchinario non è utilizzabile poichè chi lo usa deve fare un corso per imparare a maneggiarlo. Visto che il macchinario è presente da circa un anno, la domanda è : “Quanto tempo necessita il corso di aggiornamento per usare una pet?” Ci vuole una specializzazione specifica o si può risolvere tutto nell’arco di un mese? Sono domande alle quali tutti i pazienti che oggi continuano a recarsi a Cagliari facendo viaggi interminabili,  si fanno. Senza dimenticare che un malato oncologico non ha le forze e le energie per affrontare spostamenti quotidiani di questo genere.

Ci preme ribadire che la Pet installata a Sassari ha una peculiarità, che ne fa uno degli strumenti più all’avanguardia a livello nazionale. La Pet lavora in simbiosi con la Tac a 128 strati, che rileva con precisione la localizzazione del tumore e ne ricostruisce in 3d la fisionomia con una eccellente risoluzione. L’immagine finale (elaborata nell’arco di 20 minuti)è la risultante di due indagini differenti: la Pet visualizza le aree scure dove si è concentrato il glucosio, delimitando anche il tessuto tumorale più attivo. Mentre la Tac stabilisce con precisione la sede anatomica della lesione. E’ come se il chirurgo avesse una mappa e un mirino infallibile con il quale andare a colpire.

A fronte di tutto questo, è auspicabile che si accelleri e si comprenda l’urgenza di avere una pet funzionante in tutto il territorio della provincia di Sassari.  Visto che ci siamo, ricordiamo che all’Ospedale Marino di Alghero c’è un macchinario indispensabile come la risonanza, che probabilmente per lo stesso motivo non è utilizzata. Cioè, manca il tecnico o chi dovrebbe saperla usare. E sempre per dovere di cronaca, in quella stanza dove è installato il macchinario, è probabile a rigor di logica che ci sia un dispendio energetico inverosimile, in quanto tra luci, aria condizionata e quant’altro, lo spreco è enorme.

 

Alessandra Mura, 31 Marzo 2014