Movimento 5 Stelle: dubbi sulle questioni di fondo

Non ho alcun dubbio che il vero vincitore delle ultime elezioni sia stato il Movimento 5 Stelle. Personalmente ho il massimo rispetto per la volontà degli elettori e mi danno fastidio coloro che, quando le cose vanno storte per il loro partito, dicono che il popolo vota male perché è immaturo, corrotto, rimbecillito da questo o quel imbonitore etc.etc.etc. Si chiedono, costoro, se, per caso, loro stessi e il sistema inefficiente che vogliono caparbiamente mantenere in piedi rifiutandosi di cambiare e aggiornare molte parti della nostra Costituzione, non hanno qualche responsabilità delle situazioni che generano le proteste? Si chiedono se la protesta cavalcata da Grillo e C. non nasca dal fatto che questo sistema, falsamente democratico, non rappresenta e non tutela le aspirazioni e gli interessi dello stesso popolo, ma favorisce solo le cricche legate alla partitocrazia?

Eppure la crisi del sistema non è cosa nuova. Se ne parla da oltre 40 anni ed ora ha raggiunto il suo apice. Detto ciò non voglio affatto affermare di condividere la soluzione che Grillo e C. vogliono dare a questa crisi del sistema, anche se alcune parti del loro programma le trovo condivisibili. Mi, preoccupano, piuttosto le questioni di fondo e mi chiedo, in particolare, se la pseudo democrazia diretta, fondata sulla rete, sia concretamente realizzabile e se non sussista il pericolo che si trasformi in una “dittatura orwelliana”, del tipo, cioè, di quella prospettata dal grande Orwell nei suoi romanzi “1984 ” e “la fattoria degli animali”. Che il pericolo sussista lo dicono lo stesso Grillo, Casaleggio e Fo , nel loro libro “Il Grillo canta sempre al tramonto”. Mi chiedo perché i tre non propongano alcuna misura per fronteggiarlo. Mi chiedo, a questo punto: è serio riconoscere un pericolo, insito nel sistema che loro stessi propongono, ma non avere la capacità , o la volontà, di indicare delle adeguate contromisure? Nel libro è anche affermato che, ovviamente, ogni gruppo organizzato, sia, cioè, il M5S che la stessa società, debbano essere fondati su regole. Ma non è detto chi debba porre queste regole e per mezzo di quali procedure “garantiste” e democratiche. Vi sembra, questa, una carenza di poco conto e non ritenete che, se manca la chiarezza su questo aspetto, queste regole potrebbero essere poste in modo autoritario da qualcuno che, magari, a suo insindacabile giudizio , potrebbe perfino cancellare e censurare le critiche di chi dissente da lui? E’ giusto, mi chiedo, che chi lo critica il “capo”, che sempre di un capo autoreferenzialmente posto su un pulpito si tratta, sia bollato come un infame disturbatore? Se questo modo di agire, per quanto assai significativo, riguardasse solo la vita interna de lM5S, ci interesserebbe, forse, molto poco . Se invece dovesse riguardare il modo di gestire la stessa vita politica nazionale, non ci dovrebbe far rabbrividire? Sapete che un simile modo di agire l’ha teorizzato un tale che , negli anni ’20, scrisse un libro scritto intitolato “Mein Kampf”. Sapete chi era l’autore?

Non sembra, inoltre, che, in un sistema di pseudodemocrazia fondato su internet e congegni simili, i milioni di poveri diavoli come me, che non sanno maneggiare adeguatmente questo strumento o, addirittura, non sanno o non possono maneggiarlo affatto, non possano esprimere la loro volontà? Sbaglio se penso che solo una minoranza di cittadini finirebbe, in tal modo, per far conoscere e per far valere la propria opinione e la propria volontà, mentre milioni di altri sarebbero drammaticamente emarginati dalla vita politica? Non pare che, così, sia impossibile parlare di trasparenza, partecipazione e, addirittura, di democrazia? Non pare che, al contrario, una vera democrazia, per essere partecipativa, debba far di tutto per consentire a tutti i cittadini di esprimere nel modo migliore le proprie idee e la propria volontà? Inoltre, ammesso, ma non concesso, che la pseudo democrazia “diretta” non sia nelle mani di chi controlla e censura blog e rete, non pare che il sistema “grillino” consenta , invece, di esprimersi solo a quella minoranza di cittadini che sa utilizzare internet?

Non ho poi capito come, secondo il verbo di Grillo e Casaleggio, debba funzionare il meccanismo di approvazione delle leggi. Infatti, visto che i Parlamentari , contrariamente a quanto stabilito dalla Costituzione, sarebbero dei semplici “portavoce” , il” popolo” (parola grossa, per le ragioni che ho espresso ho poco più sopra), via internet, dovrebbe approvare o respingere le proposte di legge. Mi chiedo, a questo punto, se questo benedetto popolo, anziché svolgere altre proficue attività (ad esempio, lavorare), debba passare le giornate a votare leggi, articoli, commi e codicilli non solo dello stato ma, ovviamente, se la “rivoluzione” fosse radicale , anche delle regioni, delle provincie, dei comuni, dei comitati di quartiere.

22 Aprile 2013