Mi voglio Pastore

Ciao amico, mi chiamo come te e Cugusi di cognome, ti scrivo per ti raccontarti una cosa che mi ha fatto veramente incazzare, il tutto è successo alla comune di Gavoi uficio anagraffe, al rinovo della mia carta di identità dopo le domande sul fisico la impiegata mi chiede la professione, pastore le dico io, alchè lei con tono sprizante e con sargasmo mi dice: ‘la parola pastore il computer non me la dà, quindi devo mettere agricoltore’. Alchè io dico con fermezza che io mi voglio pastore, e lei mi deve mettere pastore, a costo di lo scrivere a mano. Ma lasciamo perdere, purtroppo hanno vinto loro ed ora io devo rinegare il mio vero lavoro di pastore che mi inorgoglisce sin da bambino quando a 11 anni sono diventato titolare del grege di mio padre, ricordo che la mattina mi alzavo alle 5 e la sera sicome che non essendoci la luce alla fiamma dela stearica non ce lo fatta a prendere la terza media, ma dopo 5 anni di lavoro come servo pastore di un grosso alevatore ho imparato il mestiere, tipo fare il formaggio con il mirto e la ricota con i corbezoli. Secondo te ti pare giusto che mi chiamino agricoltore se io mi voglio pastore?

Caro, carissimo amico di Gavoi, tu con la tua lettera mi hai fatto venire in mente una storia che oltre 50 anni fa è capitata al mio adorato babbo. Questo fatto già lo raccontai, ma lo ripeto per te caro pastore Giuseppe. Devi sapere che mio padre negli anni 50 portava le palme con il suo carro da Porto Ferro alle fabbriche di crino della città, senonché un brutto giorno, in una curva il carro si è cappottato e le palme hanno preso fuoco e mio padre, per fortuna illeso, alla vista del carico che prendeva fuoco come in trance ripeteva, la palma, santa maria…. la palma. Sul posto per caso si trovavano due carabinieri a cavallo che dissero a babbo: signore non vada in escandescenze, piuttosto ci dica come si chiama questa zona, mentre mio padre continuava a ripetere Santa Maria… la palma, alchè il militare disse al collega, scriva appuntà in località santa maria la palma vi è stato un cappottamento non grave. Quando mio Padre, avendo perso la carta d’identità nel rogo della palma, andò per richiederne una nuova, l’impiegata gli chiese il mestiere e mio babbo le disse di scrivere carroecavallotrasportatoredipalme. L’impiegata rispose che quella voce non esisteva e che lo avrebbe chiamato autotrasportatore. Mio padre insistette dicendo come te che si voleva carroecavallotrasportatore, anche perché giustamente mio papà non poteva essere autotrasportatore anche perché, aveva sì la patente di conte Angioino, ma non quella dell’auto. Come vedi caro amico di Gavoi il tuo non è il solo caso di persone che si vogliono una cosa e il comune te ne affibbia un’altra, ci sono tante persone che sulla carta di identità hanno scritto una professione o un mestiere mentre in realtà ne svolgono altri che non hanno nessuna attinenza o quasi. Pertanto caro amico tu ti vuoi pastore e pastore sei, sia per te che per quelli che ti amano e ti apprezzano per il tuo vero lavoro che da quel che traspare svolgi con grande passione ed amore. Sei grande, Giuseppe. Tutti noi della Redazione siamo con te!

10 Dicembre 2012