La vergognosa vicenda dei nostri marò in India

Ho trascorso circa 40 anni della mia esistenza nella Marina Militare e sono stato congedato col grado di ammiraglio. Ho un figlio ufficiale di Stato Maggiore della Marina che in diverse occasioni è stato impegnato in missioni in Libano e Oceano Indiano. Ho sempre fatto il mio dovere, credetemi, con impegno ed entusiasmo, pensando di servire una Istituzione importantissima per la nostra Italia. Mio figlio ha nutrito sempre questi miei pensieri e sentimenti. Oggi mi chiedo con amarezza se ho fatto bene a educarlo al rispetto dei valori che lo hanno portato a scegliere la carriera militare. Aggiungo che tante volte sono stato deluso dal modo in cui i politicanti hanno trattato i militari e le Forze Armate.

La vicenda dei marò mi avvilisce e mi deprime più di ogni altra perché , pur non entrando nel merito delle loro eventuali colpe (tutte da dimostrare) , è stata trattata in modo indecente non dal solito politicume che ha ammorbato e ammorba l’aria di questa nostra patria, ma da individui che, prima di essere ministri, erano dei tecnici, dei grandi professori, dei celebri ambasciatori e degli illustri ammiragli. Da costoro mi aspettavo una maggiore professionalità. In proposito a questa vergognosa vicenda mi domando se è stato chiesto, fin dall’inizio, il sostegno dell’U.E, dell’O.N.U. , della N.AT.O. e di qualsiasi altra Istituzione internazionale di cui l’Italia fa
parte, o se si è dilettantescamente pensato di poter far fronte, da soli, alla illegittima arroganza del bestione indiano. Era il caso, inoltre, dopo aver emanato la discutibile, discutibilissima, decisione di non far rientrare i nostri militari in India, che ci si calasse le braghe di fronte alle indecenti ritorsioni di quel paese anziché rendere pan per focaccia? Non sembra, a questo punto, che i nostri governanti siano i responsabili di questa debacle diplomatica, essendosi comportati in modo contradditorio e ondivago, degno più dei dilettanti allo sbaraglio che di illustri professori e ambasciatori ? Sbaglio se penso che, così, costoro hanno compromesso non solo la dignità e l’onore della nostra Patria, ma la stessa sicurezza dei nostri militari impegnati in difficili e rischiose operazioni?

Non pensate che il morale dei nostri uomini impegnati a bordo delle navi mercantili o in territori difficili , sia finito sotto il tacco delle scarpe? Non dico, per carità, che a chi svolge quelle missioni, debba essere assicurata l’impunità per eventuali crimini. Dico semplicemente che, nel compiere il loro dovere, devono sentire che le loro spalle sono coperte da uno stato serio, deciso a far di tutto e di più per garantire il rispetto del diritto internazionale. O forse le ragioni di ordine economico e commerciale possono prevalere su quelle relative alla sicurezza dei nostri militari? Se così fosse, per quale ragione dovremmo sentirci diversi o, magari, superiori, da qualsiasi “vù cumprà”?

Fatti alla mano, dopo questa vergognosa vicenda , purtroppo ho la netta sensazione che non sappiamo tutelare i nostri uomini impegnati in quelle rischiose missioni . Perciò, per quanto poco possa valere questa mia esternazione, mi associo alla richiesta di far sbarcare immediatamente i militari dalle navi mercantili . Non dimentichiamo, fra l’altro, che all’origine di questi orribili eventi, ci sono anche le norme, estremante lacunose, che hanno disposto quegli imbarchi. Perché, mi domando ancora, l’attuale ministro della difesa, l’ammiraglio Di Paola, che stimo per il suo brillantissimo passato, non si è dimesso clamorosamente da un governo che non ha saputo, o voluto, tutelare la dignità, dell’Italia intera e dei nostri militari, marinai come lui? Val la pena, ditemi, servire uno stato come il nostro? Soprattutto, mi chiedo, in Italia c’è ancora uno Stato? Spero sinceramente che gli eventi futuri mi inducano a modificare questo stato d’animo, profondamente avvilito.

25 Marzo 2013