Kabobo tenta di strangolare il compagno di cella: “Ho sentito le voci”

Adam Kabobo, il ghanese che l’11 maggio scorso aggredì e uccise a colpi di piccone tre passanti a Milano, avrebbe tentato di strangolare il suo compagno di cella nel carcere di San Vittore. Come riportato dalla agenzie di stampa, l’uomo si sarebbe giustificato affermando di aver sentito delle “voci”, anche “di Dio”, che lo esortavano ad ammazzare l’altro detenuto. Di “voci” parlò anche in merito agli omicidi di Niguarda. Il compagno di cella sarebbe stato salvato dall’immediato intervento della polizia penitenziaria. “Noi non siamo stati informati da alcuno di quanto è accaduto” ha spiegato l’avvocato Benedetto Ciccarone, che difende il ghanese assieme al legale Francesca Colasuonno.

Per il legale “è una cosa molto strana e grave” che un detenuto come Kabobo, “con seri problemi psichiatrici e che sta seguendo delle terapie, venga messo nella stessa cella con un’altra persona”. C’è da dire che la perizia psichiatrica, disposta dal gup di Milano Andrea Ghinetti, ha stabilito che Kabobo al momento del triplice omicidio aveva una “capacità di intendere” che era “grandemente scemata ma non totalmente assente”. In più la sua “capacità di volere” era “sufficientemente conservata”. In altri termini, la perizia ha stabilito che il ghanese può essere processato. Il pm di Milano Isidoro Palma ha infatti fissato la prima udienza per il prossimo 28 gennaio davanti alla Corte d’Assise.

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13 Novembre 2013