Il Sindaco e il nuovo Consiglio Comunale

Credo che sia giusto valutare il nuovo sindaco su quanto saprà fare per la città e non per il fatto che, pur essendo stato rappresentante della Confindustria, cantasse ‘bandiera rossa’ assieme ai compagni dell’estrema sinistra. Così pure, non avendo una diretta conoscenza delle persone, non mi esprimo sulle lagnanze che sento in giro circa la presunta incapacità di troppi assessori e consiglieri comunali. Dico, però, “Signori miei, se anche, per ipotesi, le vostre lagnanze fossero fondate, credete che le precedenti amministrazioni avessero messo in campo persone migliori? E poi, questa è la democrazia!” o, meglio, questa è la partitocrazia che domina la vita politica da 67 anni a questa parte e che è fondata più sulla quantità dei voti che un candidato riesce a dragare che sulle sue qualità. Si dice che ciò che conta è che arrivino i voti, non importa come, magari grazie all’omaggio di biglietti per discoteche, a bombole di gas regalate qua e la, e perché no, a promesse di un posticino di lavoro, a favoroni e favoretti più o meno trasparenti e leciti, che non si negano a nessuno, tanto sono a carico di Pantalone. Addirittura c’è chi accusa i nostri politicanti di approfittare dell’ingenuità delle persone semplici e di spacciare come un favore ciò che spetta come diritto. Queste accuse andrebbero verificate. Sono certo, però, che nel nostro sistema, la selezione dei candidati da inserire nelle liste è fatta dai soliti capi bastone che controllano partiti e correnti (nessuno escluso) e chi non è imbrancato nelle varie camarille non entra in quelle selezioni. Questa è una grossa limitazione del potere del popolo “sovrano” e favorisce i baroni della politica perché consente loro di manovrare il consenso elettorale facendo intravedere elargizioni e privilegi di vario genere e natura. In pratica si sfruttano le necessità della povera gente e il numero dei voti non condizionati è insignificante. Non mi convincono neppure i partiti che dichiarano di farci la grazia di “aprirsi alla società civile”, includendo nelle liste alcuni rappresentanti del mondo della produzione. Questo è solo uno specchietto per allodole perché l’indirizzo politico che conta è sempre e solo quello imposto dai partiti e dei loro capoccioni. Il feudalesimo, in altri termini, sopravvive per mezzo di una partitocrazia che è peggiorata con i partiti “personali” di questa pseudo-seconda repubblica e grazie ad una legge elettorale che tutti dicono di voler cambiare, ma alla quale nessuno finora ha messo mano forse perché torna utile ai politicanti di ogni colore. E noi, più che cittadini, faremmo bene a chiamarci sudditi.

18 Ottobre 2012