ASD Arcobaleno Volley, una nuova realtà sportiva nella città di Sassari

Nasce a Sassari una nuova disciplina sportiva che ha incuriosito tutti. Si chiama sitting volleyball

La città di Sassari si arricchisce di una nuova realtà sportiva, l’ASD Arcobaleno Volley:, la cui affiliazione alla Fipav è stata ufficializzata nel mese di aprile. Il progetto – che si avvale della collaborazione della Punto Volley, storica società pallavolistica sassarese, da sempre attenta alla scoperta e alla valorizzazione dei giovani talenti -, nasce da un’idea di Giusy Piredda, la quale si pone, quale obiettivo primario, la promozione della pratica del sitting e del mini volley. Il sitting volleyball è uno sport derivato dalla pallavolo tradizionale che nasce nei Paesi Bassi, nel 1957, per favorire la pratica sportiva delle persone diversamente abili.

Quella del sitting volley è una storia fatta di importanti conquiste nel tempo: le prime competizioni internazionali risalgono al 1967; l’accettazione dell’International Sports Organisation for the Disabled agli anni settanta; l’ammissione come disciplina dimostrativa ai Giochi Paralimpici di Toronto nel 1976; l’introduzione come disciplina ufficiale alle Paralimpiadi di Arnhem del 1980; la regolamentazione dell’Organizzazione mondiale della pallavolo per disabili (WOVD) al 2008. Il sitting volley ha ottenuto visibilità a livello mondiale nel 2012, in occasione dei Giochi Paralimpici di Londra. In Italia, con l’accordo del 15 maggio 2013, il Comitato Italiano Paralimpico (CIP) ha ufficialmente concesso il riconoscimento ai fini sportivi della disciplina: il sitting volley è così entrato a far parte dell’attività della Federazione Italiana Pallavolo (Fipav). Il sitting volley consiste in una pallavolo giocata stando seduti su un campo di dimensioni inferiori rispetto a quello standard e con la rete più bassa e vede contrapposte due squadre formate da sei giocatori ciascuna. Le fasi di gioco sono uguali nel sitting volleyball e nella pallavolo: la battuta per iniziare il gioco, la ricezione, la preparazione all’attacco, il muro e la difesa degli avversari.

Per le sue peculiarità, tale disciplina sportiva ha la caratteristica di favorire l’integrazione sociale delle persone che presentano disabilità motorie, le quali possono confrontarsi con i cosiddetti soggetti normodotati, in quanto non è previsto l’utilizzo di strumenti specifici, come la sedia a ruote. Pertanto può essere considerato uno sport “open”, in quanto nella stessa squadra possono trovare spazio soggetti normodotati e diversamente abili, dato che, in posizione seduta, non c’è alcuna differenza tra i diversi individui. Oltre al normale lavoro in palestra, la società, che si avvarrà della collaborazione delle associazioni che si occupano di disabili, proporrà un progetto rivolto alle scuole, destinato ai bambini della IV e V classe delle elementari e ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado e dei primi due anni di istruzione della scuola secondaria di secondo grado. Alla scuola viene, infatti, affidato il compito di sviluppare, non solo l’alfabetizzazione motoria, ma anche una cultura sportiva, che si riconoscerà nel tempo con il senso civico dello studente e con tutti i contributi che lo sport può dare, come aggregazione, integrazione e socializzazione.

Ed è proprio partendo dalla scuola che il ragazzo, disabile o normodotato, può essere indirizzato alla pratica sportiva e soprattutto alla conoscenza di attività extra scolastiche che lo possano far sentire realizzato come atleta e, soprattutto, come individuo. Il sitting volley può essere praticato anche nelle classi formate interamente da alunni normodotati, i quali possono sperimentare e apprezzare un nuovo gioco, visto come momento di aggregazione sotto forma di gara. L’attività, benché non preveda il salto e l’utilizzo degli arti inferiori, non risulta limitante, ma favorisce lo sviluppo della capacità coordinativa speciale di orientamento spazio – temporale. Il sitting volley può essere considerato uno sport “di situazione”, in quanto le azioni da adottare, attimo per attimo, devono essere selezionate in base alla situazione del momento e all’evoluzione del gioco. Tale attività porta gli allievi a sviluppare capacità decisionale e senso di responsabilità.

Redazione, 2 Maggio 2014