Air-gun, Schlumberger e idrocarburi in Sardegna (I parte)

Il fronte No Air-gun in Sardegna si fa sempre forte. Ma come e perché si è arrivati a questa situazione? E cosa succederà?

Il fronte No Air-gun in Sardegna si fa sempre più vigoroso e partecipato. In molti, sia sul web, sia grazie a raccolte di firme e petizioni, stanno facendo valere la loro netta opposizione alla possibilità di un’attività di ricerca di idrocarburi nel Mar di Sardegna.

In effetti, per come la questione è stata posta sul web, anche solo prendere in considerazione tale ipotesi parrebbe una follia. Sembrerebbe, infatti, che dall’oggi al domani una compagnia di petrolieri texani – che alcuni chiamano, con vago disprezzo etnico, yankee – abbia deciso di bombardare il nostro mare con delle armi letali, gli air-gun appunto, distruggendo fondali ed ecosistema marino, facendo stragi di balene, delfini, tartarughe e altri animali.

La questione è seria e meriterebbe un trattamento più alto, magari anche più impegnato, da parte dell’informazione sarda – e, perché no, anche nazionale – che però sono al momento ancora latitanti. Tale disinteresse altro non fa che fomentare allarmismo, disinformazione e, nel peggiore dei casi, degradare la notizia a bufala complottista come tante se ne leggono tutti i giorni.

Anche per questo, il secco e deciso “no” dei sardi potrebbe sembrare, agli occhi dei più scettici, un’opposizione ottusa, sorda e mal informata. Un’opposizione a priori nei confronti di qualcosa che non si conosce e che, di conseguenza, fa paura. Come e perché si è arrivati a questa situazione? A che punto siamo? Quali potrebbero essere gli sviluppi successivi? Partiamo dall’inizio.

 

 

VENGHINO SIGNORI, VENGHINO

Nel marzo del 2013, il governo Monti vara la Strategia Energetica Nazionale (SEN). Il nuovo piano ha quattro obiettivi principali:

 

  • Ridurre il gap di costo dell’energia per i consumatori e le imprese;
  • Raggiungere e superare gli obiettivi ambientali e di decarbonizzazione definiti dal Pacchetto europeo Clima-Energia 2020;
  • Migliorare la sicurezza e indipendenza di approvvigionamento dell’Italia;
  • Favorire la crescita economica sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico.

Tra le varie tappe per il raggiungimento di questi traguardi, si inserisce la

«Produzione sostenibile di idrocarburi nazionali: l’Italia è altamente dipendente dall’importazione di combustibili fossili; allo stesso tempo, dispone di ingenti riserve di gas e petrolio. In questo contesto, è doveroso fare leva anche su queste risorse, dati i benefici in termini occupazionali e di crescita economica, in un settore in cui l’Italia vanta notevoli competenze riconosciute. D’altra parte, ci si rende conto del potenziale impatto ambientale ed è quindi fondamentale la massima attenzione per prevenirlo: è quindi necessario avere regole ambientali e di sicurezza allineati ai più avanzati standard internazionali».

Proprio per «fare leva anche su queste risorse», il decreto ministeriale del 9 agosto 2013 ridefinisce le aree marine in cui sarà possibile effettuare attività di prospezione e ricerca di idrocarburi. Il perimetro della Zona E viene ridefinito così: «nel mare di Sardegna fino alla linea di delimitazione Italia-Spagna e, in via cautelativa, entro la linea mediana italo-francese».

Dista 24 miglia nautiche dalle coste sarde – Capo dell’Argentiera il punto più vicino – e circa 33 miglia (60 km) da Alghero.

Sempre nel decreto viene specificato: «A decorrere da tre mesi dalla data di pubblicazione del presente (decreto) nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea i soggetti interessati possono presentare istanze di permesso di prospezione o di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi ai sensi delle norme vigenti nelle aree». In sostanza, chi è interessato si faccia avanti. Non si dovrà attendere molto.

 

SUONA IL CAMPANELLO

È la Schlumerger Italiana Spa, filiale italica della Schlumberger Olifield Services, a sua volta segmento della Schlumberger Limited: la più grande società per servizi petroliferi al mondo, fondata nel 1926 dai fratelli francesi Conrad e Marcel Schlumberger – quindi occhio alla pronuncia – col nome di Société de prospection électrique.

La società franco-texana presenta una 20 gennaio 2014 un’istanza (d 1 E.P-.SC) al Ministero dello Sviluppo economico di permesso di prospezione in mare, per una miglior comprensione della situazione geologica e della potenzialità geomineraria della zona, rienuta di «sicuro interesse». Non è la sola richiesta del colosso americano per quanto riguarda il Mediterraneo: d’altronde la Schlumberger vanta un curriculum invidiabile nel settore, con circa 400 mila chilometri quadrati coperti nell’opera di acquisizione geofisica dall’inizio della sua attività. Si tenga presente che la Schlumberger non è una compagnia petrolifera, ma di servizi petroliferi, come già detto: sintetizzando all’estremo la sua attività, potremmo dire che essa si occupa di trovare il tesoro, per poi fornire le coordinate proprio alle compagnie petrolifere – Eni, Edison, Shell ad esempio – che accorrono per l’estrazione.

Quindi, l’istanza presentata dà il via alle lunghe procedure burocratiche, che prevedono la presentazione, da parte del soggetto richiedente, dello Studio di impatto ambientale da recapitare al Ministero dell’Ambiente. Il 7 maggio la Schlumberger pubblica il documento (scarica). Durante i 60 giorni successivi, qualsiasi persona, fisica o giuridica, in forma singola o associata può presentare osservazioni sui piani e progeti sottoposti a valutazione (D.Lgs. 152 del 2006).

E di osservazioni ne arrivano, e ne stanno ancora arrivando, a caterve.

Continua…

Ignazio Caruso, 6 Luglio 2014