Xilografie d’Autore alla Torre di Sulis

Inaugura nella giornata di mercoledì 17 aprile la mostra di Nicolino Sirigu presso la Torre Sulis e resterà visitabile per tutto il ponte di Pasqua, fino al 28 aprile. Si tratta di un importante incisore sardo

Inaugura nella giornata di mercoledì 17 aprile la mostra di Nicolino Sirigu presso la Torre Sulis e resterà visitabile per tutto il ponte di Pasqua, fino al 28 aprile. Si tratta di un importante incisore sardo. La mostra è organizzata dalla Fondazione Alghero con la collaborazione del Comune di Orroli, sua città natale.
Nicolino Sirigu – spiega Flaminia Fanari – è un incisore xilografico originario di Orroli. Vive e lavora nel cuore verde e pulsante del Sarcidano, un territorio di rilevanza naturalistica e culturale che sin dalla giovinezza influenza la sua ricerca espressiva. Dalle prime sperimentazioni pittoriche fino all’elaborazione grafica della maturità, è costante il riferimento alla natura e al mondo agro-pastorale, che dichiara il suo senso di appartenenza ai luoghi non solo fisici ma anche mentali, creati dalla memoria personale e collettiva. Il suo sentimento identitario prende forma lentamente, nel tempo. Si alimenta nostalgicamente negli anni trascorsi lontano dalla Sardegna e si rafforza, al suo rientro negli anni ’80, grazie a quel “distacco” che gli permette di vedere la sua terra con occhi diversi e di riconoscerne il valore non soltanto estetico”.
“Per vedere come Nicolino, bisogna entrare nei suoi paesaggi interiori e lasciarsi trasportare dalle immagini recuperate dal passato per scongiurarne l’oblio. Sono ricordi familiari che affiorano in una quotidianità fatta di semplicità e accettazione, scandita dai rintocchi delle campane del paese, dall’alba al tramonto, mentre i lavori della campagna e i cicli produttivi seguono il ritmo naturale delle stagioni. Al centro della composizione, pastori e contadini, fabbri e panificatori sono proiezioni recenti di una storia che è rimasta immutata per secoli. La loro organizzazione riflette ancora il sistema socio-economico del “popolo sardo” delle origini, che ha abitato quegli stessi luoghi lasciando un’impronta profonda nel territorio. Tra nuraghi, domus de janas e pozzi sacri, anche Nicolino celebra il culto delle acque attraverso la rappresentazione di una natura rigogliosa immersa nei paesaggi basaltici e lacustri del Flumendosa e del Mulargia, con cascate e ruscelli in cui scorre una spiritualità animista, un’intonazione poetica che s’inserisce senza contrasti nel controluce prosaico del racconto verista”.
“Nella sintesi cromatica del bianco e nero, Nicolino Sirigu rende con efficacia il processo di trasformazione che, investendo l’uomo e l’ambiente, fa sbiadire assieme ai colori i valori di una vita genuina e autentica. Un cambiamento di portata storica che disperde anche i “saperi del fare” e con essi quella manualità alla base dell’arte antica, che l’incisore recupera attraverso la faticosa tecnica. L’opera xilografica, infatti, è il risultato di un lungo lavoro d’intaglio, fatto di piccoli gesti che scavano e scalfiscono la superficie delle matrici lignee: Nicolino usa l’olivastro, un legno duro e nodoso in cui ritrova le proprie radici simboliche e da cui ottiene effetti inaspettati assecondando il corso naturale delle venature. Scelte tecniche, funzionali ed espressive, che lo avvicinano ai grandi Maestri sardi del ’900 e in particolare a Giovanni Dotzo, che per primo lo introduce all’arte xilografica. Un’arte “tradizionale” come i valori descritti da Nicolino, nel cui segno si ritrovano il senso e i significati di un’intera esistenza”.
16 Aprile 2019