Un anno di Papa Francesco, il pontefice del popolo

Dodici mesi fa l'elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio Pontificio. Papa Francesco in pochi mesi ha cambiato profondamente la Chiesa Cattolica: più energia, più empatia, più vicinanza ai fedeli. E anche i non credenti si sono avvicinati alla religione, grazie a lui.

Jorge Mario Bergoglio ha esordito da Papa Francesco con queste parole: «Prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo». Il Pontefice del popolo, dunque. Sicuramente il primo Papa “social”: se l’amatissimo Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla, era stato il “Papa della televisione”, Francesco è sicuramente quello che ha potuto sperimentare la potenza della Rete, visto che il suo predecessore, Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, ha avuto sicuramente minore feeling con le nuove tecnologie. Analizzare un anno di Papa Francesco significa necessariamente considerare gli enormi cambiamenti messi in atto dal capo della Chiesa Cattolica Romana. Cambiamenti su due fronti: il primo interno, nelle gerarchie del Vaticano; il secondo invece nella percezione della Chiesa rispetto ai fedeli e rispetto ai non fedeli. È proprio rispetto ai non fedeli (gli atei, coloro che professano altre religioni, gli agnostici) che Papa Francesco ha compiuto davvero una piccola rivoluzione. Dimostrando con semplici – ma sapientemente cadenzati e pubblicizzati – gesti di voler cambiare la percezione di una Chiesa considerata opulenta, mastodontica nelle sue figure apicali, quasi indifferente alle ingiustizie, alle povertà, alle cattiverie del mondo. Pagare un conto in albergo, rinunciare all’anello d’oro, scegliere un dimora più umile, un’auto non blindata e non lussuosa: gesti che hanno portato in termini d’immagine, tantissimo. Perché prima d’ora – ci si chiederà – non erano stati ancora fatti? Probabilmente c’era davvero bisogno di qualcuno con nuova energia che desse una scossa alla Chiesa; probabilmente c’era davvero bisogno di un immediato “dopo Ratzinger”. E il Papa tedesco generosamente ha capito che doveva farsi da parte, con un gesto unico, sofferto ma necessario.

Il motto che compare nello stemma di Bergoglio è “Miserando atque eligendo”. «Lo guardò con misericordia e lo scelse». Questa misericordia nel rapporto con le migliaia di fedeli che quotidianamente cercano qualcosa nel Pontefice si traduce in piccoli e significativi gesti (le telefonate di risposta alle lettere, gli atti di carità, la grande empatia durante le udienze in Vaticano) ma anche in una serie di dichiarazioni importanti: quelle sui gay ad esempio. Quelle che invitano i sacerdoti ad essere ministri di Dio nella sobrietà e nella semplicità. Al gesuita Bergoglio piace spiegare e raccontare la sua visione della Chiesa, del Papato, del sacerdozio. E rafforzare la lezione dando l’esempio.

Un anno, dunque. È volato ma al tempo stesso sembra passato un secolo. Chi riesce a immaginare, oggi, una Chiesa Cattolica senza l’energia, l’empatia, la semplicità di Papa Francesco? È davvero il Pontificato della svolta, della modernità, questo. Comunque vada, la Chiesa, in dodici mesi, è già profondamente cambiata.

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Redazione, 13 Marzo 2014