Riformatori: «Attivismo colpevole e immobilismo complice alla base dei problemi del depuratore di San Marco»

In una nota stampa, il coordinamento cittadino dei Riformatori Sardi fa il punto sulla situazione del sistema depurativo e fognario di Alghero.

Tutto è cominciato da lì, da quella ghiotta occasione di un finanziamento europeo (obiettivo 1) di quasi 50 milioni da spendere per risolvere una volta per tutte l’annoso problema del sistema idrico, fognario e depurativo ad Alghero.

Idea, costruiamo un nuovo depuratore, che poi significa tante cose: incarichi; appalti, ecceter a,eccetera… Ottima idea! Sì, però attenzione: bisogna spenderli tutti, quei quasi 50 milioni di euro, pena la restituzione  delle somme rimanenti non spese! E che, siamo fessi? E giù con una progettazione ad hoc per la realizzazione del nuovo depuratore, a San Marco. Oltre dieci anni fa: giunta Tedde, per la cronaca, e per la verità.

L’ingente somma di denaro europeo, naturalmente, e com’era logico che fosse, fu spesa tutta, nell’ipotesi, anch’essa logica, oltre che giusta, che il nuovo depuratore avrebbe risolto in maniera strutturale e definitiva i problemi fognari e depurativi della nostra città. È stato così?

I problemi connessi ad evidenti “emergenze” fognarie; l’interdizione alla balneazione di alcuni tratti delle nostre spiagge, per altro verso notissimi e frequentatissimi lidi; le conseguenti problematiche connesse ad un incalcolabile danno per l’economia cittadina e ad un’offesa insostenibile per l’intera città, portano direttamente a concludere che si sia trattato di un intervento decisamente errato. O peggio ancora: e a questo riguardo noi Riformatori condividiamo e sosteniamo la decisione della Giunta di interessare la magistratura per l’individuazione di eventuali omissioni e/o responsabilità. E’ compito delle forze politiche, sempre e comunque, ma una volta di più  quando si progettano e si mandano in esecuzione grandi opere di alto impatto pubblico e sociale, esaminarne in profondità tutte le criticità ed individuarne conseguentemente  le soluzioni. E la realtà dei fatti oggi ci dice, in maniera certa è inequivocabile, che i dati che i tecnici incaricati illustrarono ai rappresentanti dei partiti nel 2004, erano o errati o falsi, in quanto troppi obiettivi da perseguirsi sulla base di quegli stessi dati, non sono stati raggiunti affatto.

E’ possibile che la parte politica non fosse, all’epoca, a conoscenza delle conseguenze che sarebbero derivate dalle scelte sbagliate consigliate dai loro tecnici?

Oggi, per evitare l’abbondante sfioro di liquami dal canalone di San Giovanni e dal solaio, è indispensabile potenziare il sistema di conferimento al depuratore, in quanto quello progettato si è rivelato insufficiente rispetto alle reali esigenze della città.

Con il potenziamento  del sistema si avrebbe, oltretutto, il beneficio che i diversi vasconi sotterranei realizzati, (in piazza Sulis, al Mariotti, nel piazzale della Pace ecc. ) potranno essere posti in funzione per le esigenze per cui sono stati realizzati: inviare al depuratore le acque di prima pioggia (che lavano le strade) e scaricare a mare le acque meteoriche pulite. 

Altro obbrobrio progettuale, rilevabile con facilità, è stata la mancata previsione che l’acqua depurata può essere fornita in agricoltura solo previa miscelazione al 50% con le acque grezze del bacino del Cuga. E’ altresì evidente, anche ai non addetti ai lavori, che l’agricoltura può assorbire l’acqua di irrigazione solo per i mesi estivi in quanto non necessaria nei mesi autunnali ed invernali. 

Anche per queste ragioni è chiaro, dunque, che va realizzata una nuova condotta di scarico, onde evitare l’invasività delle acque depurate, ricche di nutrienti, che favoriscono il “blum algale”, noto come marea gialla, presso la laguna del Calik che sfocia nella marina antistante le spiagge di Maria Pia.

Conclusione: gli errori progettuali qui succintamente descritti produrranno, per porvi rimedio, un ulteriore costo stimabile intorno a 10 milioni di euro.

La Sardegna, com’è noto, non fa più parte dell’obiettivo 1 europeo, e pertanto i finanziamenti potranno arrivare soltanto dallo Stato e dalla Regione.

La Regione Sardegna (Assessore Nonnis) ha stanziato un  primo finanziamento di 800 mila euro ma essi sono da ritenersi  certamente insufficienti rispetto ai disastri realizzati. E il nostro Sindaco? Costituisce una commissione di studio! Bene, ma intanto?

Se poi qualcuno, a questo punto, si chiedesse per quale motivo, intorno al nuovo depuratore, si sia posto in essere un rosario di errori della portata oggi all’evidenza pubblica, la risposta è piuttosto semplice nella sua banalità. 

Per poter spendere tutti quei milioni provenienti dall’Europa, occorreva progettare un qualcosa che costasse sino alla somma disponibile. In caso di economie il denaro si sarebbe dovuto restituire. Ci si è così inventato un sito a sette chilometri dalla Città, con la scusa di utilizzare il depuratore anche per i reflui delle imprese ubicate nel nucleo industriale di San Marco, cosa ovviamente vietata dalla legge. Ci si è inventato il teorema secondo il quale tutta l’acqua depurata sarebbe finita in agricoltura anche quando pioveva, dimenticando la vasca di miscelazione, per cui oggi in agricoltura arriva quasi nulla. E infine si è previsto lo scarico nel Rio Filibertu solo per le emergenze in caso di mancato funzionamento dell’impianto. E invece da sette anni si versano 24.000 mc al giorno con le note conseguenze. Si è realizzato un depuratore avveniristico ma tarato per 77.500 abitanti equivalenti, mentre in realtà le esigenze sono per almeno 120.000 abitanti equivalenti. Ed è appena il caso di ricordare che per gli scarichi di oltre 100.000 abitanti equivalenti la legge impone la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), che salvaguarda tutte le zone sensibili. Dal Comune di Alghero fu fornito alla Regione un documento firmato da cui risulta, e si certifica, che lo scarico al Rio Filibertu non avrebbe interessato alcuna zona sensibile. 

Ci piace pensare che quel documento sia stato redatto e firmato  all’insaputa del Sindaco.

In fase di illustrazione del progetto, i tecnici affermarono che da Monte Agnese la condotta arriva a San Marco per caduta. Per dimostrare la validità dell’idea sono stati prodotti calcoli con un sollevamento dei reflui, da Mariotti, ad una quota inferiore a quella reale per circa 15 metri, che, comunque non risolve il problema: infatti garantisce 1.250 mc/ora, assolutamente insufficiente nei momenti di picco giornalieri o stagionali. 

Risultato: i cittadini algheresi pagano nella bolletta del servizio idrico, nella voce “depurazione”, la quota parte del maggiore costo annuo di sollevamento dei liquami per l’ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro. Ovviamente all’insaputa, stavolta sì, sul serio, di chi sta pagando e dovrà sempre pagare: i cittadini di Alghero. Evviva!

Redazione, 12 Agosto 2015