Punta Giglio, il comitato si rivolge alla Commissione Europea

"Considerato il venir meno di chi aveva e ha compiti di salvaguardia, abbiamo deciso di sottoporre la questione all’attenzione della Commissione Europea"

“L’idea di “valorizzazione” a fini turistici, estranea a Punta Giglio e alla sua identità, che tanta indignazione ha suscitato nell’opinione pubblica, favorendo la nascita di un comitato cittadino spontaneo, e che, al contrario, è stata rubricata dagli enti autorizzatori e dal concessionario, come semplice pratica di ristrutturazione edilizia, costituisce grave violazione di una norma comunitaria, recepita dal governo italiano, meglio nota come Direttiva Habitat (92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992)”. Inizia così la nuova nota a firma del Comitato Punta Giglio Libera.

“Nel 1992  – si legge – l’Unione Europea approvava tale Direttiva con la quale istituiva una propria rete di aree finalizzate alla protezione della biodiversità, la Rete Natura 2000, costituita da Siti di Importanza Comunitaria (SIC) istituiti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Habitat), relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche e Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 79/409/CEE (Uccelli) sostituita dalla Direttiva 147/2009/CE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici”.

“La coerenza ecologica della rete Natura 2000, circa 26.000 siti nell’intero territorio dell’Unione , deve essere assicurata dall’adozione, da parte delle competenti autorità statali e regionali, di “opportune misure” per evitare nelle aree indicate “il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”, garantendo la partecipazione ed il coinvolgimento dei portatori di interesse e della collettività su piani e progetti riguardanti aree protette, come previsto dall’art. 6 della Direttiva”.

“Nonostante Punta Giglio sia inserita nella Rete Natura 2000 e rappresenti un’enclave non antropizzato, a tutela integrale, presente all’interno del Parco di Porto Conte, è stato autorizzato un intervento, inammissibile, di trasformazione in chiave turistico ricettiva che già ha causato grave pregiudizio all’intero compendio, configurando un vero e proprio danno ambientale”.

“Neppure l’intervento autorevole di ISPRA che ha evidenziato come per le fonti di disturbo derivanti dall’esercizio di quelle che restano le più impattanti componenti progettuali (accesso alle postazioni mitragliere distribuite lungo gran parte del margine della falesia, realizzazione di una piscina e di un ristorante) non è possibile indicare forme di mitigazione che garantiscano la compatibilità delle strutture con le finalità istitutive di una zona a protezione speciale, è riuscito a bloccare l’intervento”.

“Per tale ragione, considerato il venir meno di chi aveva e ha compiti di salvaguardia come quella oggetto dell’intervento, come comitato abbiamo deciso di sottoporre la questione all’attenzione della Commissione Europea, eccependo tutte le violazioni commesse” – concludono dal Comitato.

11 Agosto 2021