A proposito di alcune strane interpretazioni della nostra Costituzione

L'opinione di Vittorio Guillot

Personalmente apprezzo senza se e senza ma gli articoli della nostra Costituzione che tutelano la proprietà privata dei beni di produzione finché essa assolve a una utile funzione sociale. Il diritto di proprietà, cioè, non deve essere visto solo come un diritto della persona privata a goderne e, magari, ad abusarne, ma deve essere inquadrato e disciplinato nell’ambito del bene comune. Addirittura concepisco la produzione dei beni economici come un fatto conseguente alla cooperazione tra capitale investito e attività lavorativa , perciò, almeno per le aziende diverse da quelle artigianali o a conduzione familiare, ben vedrei la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili. Credo che , così, legando le imprese ai lavoratori, si rafforzerebbe la vitalità di queste e si incentiverebbero gli investimenti privati necessari al loro funzionamento.

In questo quadro i sindacati avrebbero sempre una loro ragione di esistere per tutelare gli interessi dei prestatori d’opera. In tal modo si eviterebbe di cadere sia nell’estremismo del capitalismo sfrenato sia in quello del fallimentare statalismo marxista. Tutto ciò non toglie che mi abbia lasciato esterrefatto il discorso di un intellettualoide che sosteneva che gli articoli della Costituzione a cui ho fatto cenno abbiano un carattere politico orientato “in modo stringente”, ma direi “ costringente”, verso determinate scelte e orientamenti e che chi non li segue pedissequamente sarebbe un traditore della Repubblica, un nemico del popolo, in altre parole un “fascista”. Il nostro intellettualoide attribuisce a chi non accetta questa sua visionaria interpretazione dei fatti addirittura la mancata attuazione di molte parti della nostra “Magna Charta”! Ovviamente rifiuto una simile impostazione, che ritengo fondamentalmente totalitaria e, quindi, pericolosa, anche se, per fortuna, il movimento estremista di riferimento del citato intellettualoide ha un marginale peso politico.

Non dico affatto che la Legge Fondamentale del nostro stato non possa essere ampiamente riveduta e corretta. Dico, anzi, che deve essere profondamente riformata , ovviamente non violata, per eliminare la partitocrazia, garantire una solida ed efficace governabilità, snellire l’iter formativo delle leggi, consentire una migliore e diretta rappresentanza e partecipazione del Paese reale in seno al potere legislativo, eliminare le dannose e reciproche interferenze tra funzione politica e giudiziaria, rivedere il rapporto tra stato e regioni in modo da favorire lo sviluppo delle risorse locali ma evitando la perdita di coordinamento e controllo del potere centrale e ponendo rimedio ai devastanti abusi che sono seguiti ad un regionalismo forsennato, riorganizzare scuola e università, rivoltare come un calzino una burocrazia assurdamente farraginosa e paralizzante, razionalizzare la spesa pubblica e, conseguentemente, ridurla. Considerate tutte le cose necessarie per modernizzare la vita pubblica, credo che occorrano tempi molto più lunghi di quelli annunciati da Renzi per porre rimedio ai danni arrecati da decenni di malgoverno.

Sostengo, comunque che sia demagogica e fuori di testa l’affermazione dell’intellettualoide che i diritti al lavoro, la lotta alla disoccupazione, il minimo salariale, l’assistenza sanitaria e quella ad anziani ed handicappati, l’istruzione, dall’asilo nido all’università, debbano essere garantiti a prescindere dalle condizioni economiche e finanziarie generali e, in definitiva, dalla produttività delle imprese. Come sia possibile attuare senza quattrini tutti i migliori e giusti enunciati costituzionali per me è un mistero buffo. Per voi, cari lettori, cosa è? Non vorrei illudermi, ma credo, invece, che i provvedimenti proposti da Renzi per combattere la crisi economica vadano nel verso giusto. Mi pare, infatti, che , seguendo una logica tendenzialmente keynesiana e anticiclica, si vogliano incrementare i redditi più bassi, che sono quelli con una maggiore propensione al consumo.

Non è forse vero, infatti, che chi ha pochi quattrini in tasca ha necessità di spendere la maggior parte di quei soldi, o tutti, soprattutto per i beni di maggiore necessità che a risparmiare? Non è vero che solo chi ha redditi alti, invece, può permettersi il lusso di tenere grosse somme nel cassetto od a spenderle per beni di lusso, che non hanno richiesto l’impegno di molta manodopera per essere prodotti? Anche per questa ragione di ordine economico, non è più logico aiutare chi percepisce i redditi più bassi e effettuare i prelievi fiscali secondo percentuali più elevate a chi gode di quelli più alti? Beninteso, i risparmi, in economia, sono senz’altro necessari per disporre delle somme da investire. Però, per superare le crisi simili a quella che stiamo attraversando attualmente e caratterizzata dalla scarsa utilizzazione dei capitali impiegati, occorre rilanciare i consumi. Visto e considerato tutto ciò, vi sembra sbagliato pensare che , offrendo maggiori disponibilità finanziaria ai meno abbienti, si incrementerebbe la richiesta e la produzione di beni e servizi, e, conseguentemente, aumenterebbero le attività produttive e le richieste di lavoro?

Voglio sperare che il nostro premier, sappia dove reperire le coperture finanziarie relative agli sgravi fiscali annunciati. A parte queste considerazioni , non vi pare che quegli enunciati costituzionali debbano essere considerati come dei principi che devono ispirare i programmi politici anche se, in armonia con i principi di libertà che ispirano la nostra democrazia, debba essere lasciato spazio ad un pluralismo di proposte , di piani e di azioni politiche diverse, concorrenti e, magari, contrastanti , nella speranza che la maggioranza del popolo scelga quella effettivamente idonea ad atuare gli ottimi principi costituzionali? Non siete d’accordo sul fatto che certi soggetti, che si ritengono “illuminati” dalla loro ideologia e antropologicamente superiore agli altri, e che, perciò, pretendano di sapere, solo loro, cosa sia “politicamente corretto” , bello, buono e giusto, siano semplicemente degli spocchiosi e dannosi razzisti? Se poi, come è successo per i regimi comunisti, che avevano seguito e imposto un tale sistema totalitario, il loro programma economico e politico dovesse risultare fallimentare tanto da non poter affatto realizzare gli obiettivi sociali indicati dalla nostra Legge fondamentale , la accusa di essere traditori della Costituzione, nemici del popolo e, quindi, fascisti, secondo la loro logica contorta, non ricadrebbe proprio su di loro?

Vittorio Guillot, 20 Marzo 2014