Parco e Calich, occasioni diverse per crescere

Accostare il Parco di Porto Conte e la laguna del Calich come occasioni per il futuro, potrebbe sembrare un assurdo, vista la valenza che, nell’ottica dell’oggi, e quindi in prospettiva, assumono le due situazioni: il Parco di Porto Conte infatti gode di una svolta inattesa, mentre il Calich continua a subire indifferenza per un verso, incapacità per l’altro e delinquenza politica e amministrativa per l’altro ancora; ambedue i toponimi simboleggiano comunque una operazione che va più in profondità del semplice affidarsi alle nomenclature che ci sono familiari: richiamano infatti alla nostra coscienza, se abbiamo voglia di guardare oltre il sensibile, il percorso verso un futuro diverso dalla desolazione che ci sta avvolgendo e permeando.

Ma, andiamo per ordine.
A) la gestione del Parco di Porto Conte, che è la parte terrestre dell’Area Marina protetta di CapoCaccia ed Isola Piana (un Giano quindi bifronte che pretenderebbe un’unica gestione), ha fruito in questi giorni di un Risorgimento del buon senso; Garibaldi non c’entra per nulla se non per via di un ‘cistu’ che ad Alghero conta: Stefano Lubrano ha aggredito uno dei peggiori cancri che attanagliano la vita politica di questo Paese, e cioè il sottogoverno che divora risorse pubbliche accanto ai protagonisti delle cariche elettive, sia che ricevano le prebende previste dalle leggi attuali e sia che si procurino regalie attraverso accordi di sottobanco (come dicono le cronache di oggi del Consiglio Regionale del Lazio, con la Finanza che rincorre le altre Regioni Italiane); l’ex- Presidente del Parco di Porto Conte sulla prima pagina di questo giornale ha elencato una serie di interventi a sostegno dell’esistenza e dell’attività del Parco nell’ambito del Territorio di pertinenza e sulla individuazione di sinergie utili alla cooperazione con altre realtà Sarde e Corse; si è scordato di aggiungere che: il Parco di Porto Conte è gestito a pieno titolo da un Direttore che si chiama Dr. Gazale il quale ha tra i suoi compiti istituzionali la paternità di quegli interventi citati e avocati dall’Avv. Sasso alla sua attività; che il dr Gazale per assolvere ai suoi compiti, percepisce un regolare stipendio; che egli stesso per la sua nomina a Presidente del Parco di Porto Conte ha percepito una prebenda mensile uguale allo stipendio mensile del Sindaco e che i suoi due Vice-Presidenti hanno percepito per lo stesso periodo un compenso, pro capite, pari a quella di un Assessore.
Stefano Lubrano, diventando Presidente del Parco, riconoscendo le competenze e le obbligazioni contrattuali del Direttore, ed arrogandosi la sola rappresentanza politica che è in nome e per conto di tutto il Consiglio Comunale, e limitandosi nel contempo a percepire solo il suo stipendio di Sindaco, inaugura una nuova era e un nuovo modo di concepire l’attività politica: gli incarichi di sottogoverno non sono un mezzo per depredare le risorse pubbliche, ma il luogo dove poter servire la Comunità, prestando le proprie competenze e il proprio spirito di servizio in modo gratuito e disinteressato. Se poi si accosta il caso Presidenza del Parco così come si è definito, all’autocandidatura dell’Avv Elias Vacca alla presidenza di META in regime di perfetta gratuità, si ha la sensazione di un aggiornamento dello stile e dei comportamenti sia nella guida della Città che nello schieramento pilastro fondante della stessa guida.
Ancora: se la responsabilità di META e di ALGHERO IN HOUSE srl va ad essere ricoperta da Dirigenti comunali, e viene in tal modo cassata l’aspirazione di singoli cittadini a ricoprire dei ruoli che avrebbero fruttato a questi ultimi prebende da aggiungere al costo della ‘Politica’, come è stato per il passato, evitando quindi l’aggravarsi dei pesi sulla Comunità, queste scelte, che sono politiche e strategiche, vanno addebitate o accreditate alla coalizione che ha vinto le elezioni in nome di un programma al quale si sta mantenendo fedele? Certamente non tutto è compiuto, ma importante è stato iniziare il nuovo corso, e stabilire nuove norme comportamentali in un sistema che mostra crepe e frodi a dismisura. Chi vuole tornare indietro si esponga e mostri la sua carta d’identità: altrettanto certamente non abbiamo nostalgia di Rossi e Turigliatti vari.

B) Chi presiede il Parco di Porto Conte in nome e per conto del Consiglio Comunale allo stesso tempo Consiglio del Parco, non può fare a meno di considerare il Parco nella sua compiutezza solo intimamente connesso sia al Calich che al sistema dunale ed alla pineta nel loro insieme. Questa connessione non è legata solo agli eventi che, derivanti direttamente dal Calich minacciano la spiaggia di Maria Pia, ma soprattutto perché l’intera area di Maria Pia, vista, in prospettiva e per ipotesi, come un grande parco urbano, completerebbe quel grande disegno che la natura ha compendiato, da sempre, per un territorio da amare da parte di chi lo abita e da offrire a coloro che lo visitano o lo utilizzano per le proprie vacanze. Certamente, e me ne rendo conto, parlare di Maria Pia in questi termini significa andare contro : a) una corrente di pensiero che perorò il passaggio di quei terreni dall’ETFAS al Comune di Alghero proprio in funzione della sua urbanizzazione a fini alberghieri, b) uno stato di fatto il cui simbolo più ingombrante è il Palazzo dei Congressi costruito con quella finalità, c) un altro dato di fatto che si estrinseca in una vera e propria colata di cemento perpetrata, attraverso la formula del project financing, da un binomio imprenditoriale algherese che fa fuori nel vero senso della parola tutti i possibili concorrenti del settore, ma fa fuori soprattutto la Cittadinanza Algherese perché Maria Pia ha una caratteristica fondamentale che è quella di costituire patrimonio pubblico. A distanza di circa 40 anni dal primo tentativo di declinazione di Maria Pia quale area di sviluppo per il turismo algherese, nonostante tutte le buoni intenzioni di coloro che inventarono l’idea, ed attraverso tutti gli uomini che in questi 40 anni vi hanno creduto, sino alla degenerazione attuale di chi vede solo il cemento fine a se stesso o meglio finalizzato solo ai propri interessi, non è disonorevole per nessuno affermare oggi che l’idea era sbagliata.
E’ il classico ‘senno di poi’; ma non solo: è cambiato il Turista perché non vuole solo mare; settemila posti letto esistenti sono tanti, ma saranno ancora di più se si riuscirà a farli valere per tutto l’anno, ed è per tale motivo che è necessario riqualificarli e riqualificare la nostra offerta attraverso l’acculturazione del territorio e della nostra identità, non sicuramente ricoprendoci di cemento. In termini di PUC, completare la cittadella sportiva di Maria Pia con la costruzione dello stadio, non toglierebbe granché di spazio al parco urbano, liberando in tal modo l’area di Mariotti a fini strategici.
Ma lo stagno del Calich ed il suo territorio circostante subiscono una minaccia altrettanto grave: il Cuga, bacino idropotabile strategico per tutto il nord Sardegna, sta per essere violato dai reflui del depuratore sassarese; il Sindaco di Uri che favoleggiava lo sviluppo del suo paese attorno alle rive del Cuga, dovrà accontentarsi di custodire nel proprio territorio un bacino di acque maleodoranti, solo perché alcuni scellerati possono decidere delle sorti di un territorio a dispetto delle più elementari norme del buon senso; ma il Cuga è anche la madre del Calich: vale a dire che il nostro stagno non solo vedrà aumentare l’apporto di acque dolci in maniera ben più grave di quanto accada attualmente, ma esso stesso diventerà la sede finale di quelle acque maleodoranti, con buona pace del sistema dunale e della stessa spiaggia di Maria Pia. Approfondiremo questi temi in attesa di chiarimenti da parte del nostro Sindaco, da parte dei Rappresentanti in Regione del nostro Territorio e da parte di chi ha disegnato Caniga con questo epilogo. Alla prossima.

20 Ottobre 2012