Nuovo Dpcm, mascherine obbligatorie anche all’aperto se non si può mantenere distanza di sicurezza

Dopo una lunga trattativa con le Regioni, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel pomeriggio di domenica ha firmato il nuovo Dpcm con le misure per la fase 2 che saranno in vigore a partire da lunedì 18 maggio 2020. Progammate le riaperture per la nuova Fase 2 dal 18 maggio.

Dopo una lunghissima trattativa con le Regioni, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il nuovo Dpcm  con le misure per la fase 2 dell’emergenza sanitaria che saranno in vigore a partire da lunedì 18 maggio 2020. La firma del presidente del Consiglio è arrivata nel pomeriggio di domenica dopo che Conte aveva annunciato le nuove misure in vigore da domani nel corso della conferenza stampa di sabato sera da Palazzo Chigi. Le disposizioni del decreto si applicano dalla data di lunedì 18 maggio in sostituzione di quelle del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 e sono efficaci fino al 14 giugno prossimo. Previsto un nuovo calendario delle riaperture e variazioni su cosa si può fare e cosa no da lunedì 18 maggio.

Da domani, con la riapertura di bar, ristoranti e negozi, si entrerà nel vivo della cosiddetta Fase 2, quella di una convivenza con il coronavirus. Milioni di persone torneranno a una vita simile a quella “pre-lockdown”, si potranno rivedere gli amici con magiore libertà e gli spostamenti in tutto il territorio regionale saranno possibili senza autocertificazione. Insomma, si comincerà una “nuova normalità” senza dimenticare che il virus è ancora tra noi e che inevitabilmente i contagi continueranno. Per questo l’uso della mascherina dovrà diventare un’abitudine quotidiana, e per questo il dpcm impone di indossarla in tutti i luoghi chiusi e – quando non sarà possibile rispettare il distanziamento fisico – anche all’aperto.

“Ai fini del contenimento della diffusione del virus COVID-19 – si legge nel decreto – è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di usare protezioni delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza. Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina ovvero i soggetti che interagiscono con i predetti”. I cittadini non saranno obbligati a indossare mascherine chirurgiche ma potranno usare anche quelle di comunità, ovvero – come chiarisce sempre il dpcm – “mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso. L’utilizzo delle mascherine di comunità si aggiunge alle altre misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio (come il distanziamento fisico e l’igiene costante e accurata delle mani) che restano invariate e prioritarie”.

Che cosa sono le mascherine di comunità

Le mascherine di comunità sono tutte le soluzioni fai-da-te o commerciali in tessuto e vanno considerate come una semplice misura igienica per limitare la diffusione del coronavirus: non s tratta dunque di strumenti professionali certificati, bensì di semplici barriere fisiche tra chi le indossa e il patogeno. Esse possono essere auto-prodotte e realizzate con materiali multistrato, e naturalmente vanno utilizzati tessuti “né tossici né allergizzanti né infiammabili”, spiega il Ministero della Salute. Secondo una ricerca dell’Università tecnologica del Missouri, le mascherine di comunità con la migliore capacità filtrante sono risultate essere quelle in tessuto per trapunte (cotone trapuntato), con un doppio strato di tessuto batik o con un doppio strato di flanella e cotone.

Tratto da www.fanpage.it ©

 

17 Maggio 2020