Licenziato dalla Sogeal, prosegue la sua battaglia e scrive al Capo dello Stato

Di seguito la lettera di Carlo Ibba - ex dipendente SOGEAL - inviata al presidente Mattarella e la risposta dell’ufficio di Presidenza.

Mi chiamo Carlo Ibba, nato ad Alghero, sono un ex dipendente della SO.GE.A.AL., la società di gestione dell’aeroporto di Alghero.

Dopo tre anni di tribunali la sentenza è arrivata e sono stato dichiarato dai giudici disoccupato a vita, infatti questi giudici hanno dato ragione alla azienda che mi aveva licenziato, ora quei giudici che non avrebbero letto il fascicolo a detta di molti addetti ai lavori viste poi le motivazioni, accolgono il provvedimento aziendale senza uno straccio di prova senza una testimonianza che mi accusasse di qualcosa, senza un contraddittorio.

Quei giudici non mi hanno mai fatto parlare non hanno tenuto nemmeno conto delle conclusioni a cui sono giunti i giudici penali con la richiesta di archiviazione nei miei confronti, richiesta n°5943/2012 R.G. Mod. 21.

Rinviando a giudizio chi mi aveva denunciato quale imputato dei reati ascritti con decreto n°1329/12 R.G. 21/bis del 25/feb.2014.

Dopo aver presentato i decreti riteniamo che le motivazioni addotte sia in primo grado n°972/2013.R.G in appello sentenza n°220/129/14 R.G. DEL 16/07//2014 ed in cassazione N°16682/2015 per il rigetto sono deliranti ed incomprensibili coniugate da congetture espresse dalla fantasia dei giudici civili, che non trovano riscontro nelle testimonianze rilasciate dai testimoni ai carabinieri in data 20.08.2012 avanti al Mar. Ca. Di Napoli Antonio, addirittura (i giudici) avallando versione diversa di un testimone rispetto alla prima stesura rilasciata ai carabinieri e allo stesso giudice che mi ha giudicato per due volte confermando la sentenza redatta da se stessa n°972/2013.R.G., senza considerare le nostre proteste e rimostranze nei confronti del testimone ( allego).

Ora io ho sempre sostenuto la correttezza della giustizia, ma oggi quei giudici mi hanno spedito nella disoccupazione e nella disperazione e senza un reddito con una sentenza ingiusta e ridicola nelle sue motivazioni.

Questi giudici hanno trasformato la mia vita in un incubo decidendo che io sono il colpevole di un fatto che a detta dei giudici penali si chiama difesa ad una offesa.

Ora io sono consapevole che l’ingiustizia nei miei confronti e’ stata perpetrata, chiedo a chi ha competenza di aiutarmi a sconfiggere la mala giustizia io non mi fermo e’ chiedo di arrivare al tribunale per i diritti dell’uomo o a qualche commissione per i diritti dei lavoratori perché’ i miei diritti sono stati calpestati la legge e’ stata calpestata ricordando che la legge e’ al di sopra degli uomini e non il contrario.

Spero che questo appello venga raccolto e’ giudicato da autorità terza rispetto ai giudici italiani e portato all’attenzione della pubblica opinione perché secondo me e’ stata perpetrata una ingiustizia ed una discriminazione.

Ibba Carlo

Ed ecco la risposta dell’ufficio di Presidenza:

Gentile Signor Ibba,
rispondo al messaggio di posta elettronica diretto al Signor Presidente della Repubblica.

Pur comprendendo il suo stato d’animo, devo purtroppo comunicarLe che, in base al dettato costituzionale, il Capo dello Stato non è titolare di poteri di iniziativa o di intervento sulla vicenda da Lei lamentata. Essa riguarda infatti situazioni sulle quali spetta esclusivamente alla magistratura assumere provvedimenti nell’autonomo e indipendente esercizio delle relative funzioni.

Non risultata pertanto possibile compiere in questa sede una valutazione dei fatti da Lei evidenziati, né in alcun modo intervenire nel senso da Lei auspicato.

Non di meno, le questioni rappresentate sono state sottoposte alla valutazione del Consiglio superiore della magistratura, sede propria per le determinazioni sulla condotta dei magistrati.

Al Consiglio Superiore potrà perciò rivolgersi, ove lo ritenga, per conoscere l’esito della trattazione.

Con cordiali saluti

Il direttore dell’Ufficio.

 

13 Ottobre 2015