Inquinamento shock: la Sardegna primo pericolo in Italia

L’inquinamento ha distrutto la zona del Sulcis, ma ora, a repentaglio, la stessa sopravvivenza. Questa zona della Sardegna è considerata tra quelle a più alto rischio in Italia. L’ultimo allarme è la scoperta di cloroformio, ma le contaminazioni sono innumerevoli, arsenico incluso., e non c’è da scherzare.I fanghi rossi e l’incubo della presenza di elementi radioattivi. Con la crisi delle aziende, Alcoa in testa, restano la centrale a carbone dell’Enel e la Portovesme Srl che tratta i fumi di acciaieria. Ma il vero dramma è che non solo le fabbriche stanno chiudendo mettendo a repentaglio tantissime famiglie sarde;i danni per la salute umana sono talmente gravi che l’allarme oramai è diventato perentorrio. Nel mefitico calderone dei veleni del Sulcis c’è una novità che ha allarmato non poco il Ministero dell’Ambiente.

Nell’ultima conferenza dei servizi sulle bonifiche è stato rivelato che due chilometri a nord della zona industriale di Portovesme, in una falda vicino a Capo Altano, sono state rilevate tracce importanti di cloroformio. “Verificate immediatamente la provenienza e mettete in sicurezza”, ha ordinato il Ministero al Comune di Portoscuso e alla Portovesme srl, azienda proprietaria dell’area, “al fine ultimo di limitare, fino ad arrestare, la propagazione della contaminazione e proteggere il bersaglio sensibile costituito dal mare”. Il cloroformio è sostanza altamente cancerogena, che dovrebbe essere al bando ormai da anni nella produzione industriale. La Portovesme srl, della multinazionale Glencore, che produce zinco dai fumi di acciaieria, nella zona in cui è stato trovato il cloroformio non ha mai svolto attività industriale, e visto che la falda si trova a monte dello stabilimento i sospetti sono due: o quella falda proviene dalle vicine miniere di carbone di Seruci e Nuraxi Figus, oppure qualcuno ha fatto il furbo e in quei terreni ha scaricato abusivamente residui di una qualche lavorazione industriale, naturalmente illegale.

L’ultima indagine del ministero dell’Ambiente denuncia valori di veleno con picchi stratosferici rispetto ai limiti. E in superficie, tutti questi veleni, oltre a zinco, rame, policiclici aromatici e l’immancabile arsenico, sono distribuiti in quantità industriali oltre ogni limite consentito. Gli effetti sulla salute della popolazione e dei lavoratori sono ben segnalati da un recente report della Regione Sardegna. Negli ultimi 20 anni i morti per malattie respiratorie nella zona sono stati 205 sui 125 previsti, e i tumori polmonari hanno avuto un incremento del 24 per cento. Senza contare gli screening sui bambini di Portoscuso che hanno sempre evidenziato tassi di piombo nel sangue molto superiori alla norma. Insostenibile e davvero allarmante, la situazione sta sfuggendo di mano anche a chi dovrebbe preoccuparsi e non poco di ciò che sta accadendo. Non si può far altro che denunciare ad alta voce.

3 Giugno 2013