Gavina di l’Ortu, il nuovo romanzo di Antoni Arca per Alghero Eco

Naturalmente in algherese di Sardegna, o se preferite in vernacolo

D: Dei primi cinque romanzi proposti a puntate attraverso Alghero Eco, questo dovrebbe essere il più ambizioso, perché vuole raccontare un fatto reale: Gavina è realmente esistita; in Sardegna sono state davvero condannate tante donne con l’accusa di infanticidio tra Sette e Ottocento.

R: La Gavina di cui si parla è ovviamente frutto di fantasia, ma gli atti di tanti processi contro tante altre Gavine esistono, in particolare mi sono concentrato su una trascrizione pubblicata nel volume “Relazioni delle visite nel Regno di Sardegna (1765­1770)” curato nel 2004 da G. A. Evangelisti come numero 4 della “Raccolta di documenti editi e inediti per la Storia della Sardegna”, collana diretta dall’indimenticato Francesco Manconi. Decisi di scrivere di “Gavina Tola” mentre ne leggevo nel 2006; volevo, in realtà, utilizzarla come personaggio coprotagonista nella storia di un gesuita che, dopo il 1773, invece di cambiare ordine religioso o rifugiarsi in Vaticano come accadde a tanti dopo lo scioglimento forzato dell’ordine, aveva deciso di rimanere in Sardegna allo stato laicale facendo il pittore. Avevo anche cominciato a scrivere le prime pagine. Poi lo abbandonai e una mattina cominciai a raccontare di un paese sardo tra mare, palude e montagna chiamato Sanbenat. Dopo il primo romanzo, CÀCODIMÀMMA, in cui il paese esiste ma non è mai nominato, Sanbenat appare come sarà nel futuro, JÀGAMÀRA, quindi come è nel presente, LORODELMONDO, come lo vede un ragazzo di un piccolo centro dell’interno che ci viene a studiare, MATRIOSKA, e adesso come doveva essere alla fine del 700 attraverso lo sguardo distorto di una donna accusata di infanticidio e condannata senza prove certe.

D. Una donna che chiami Gavina e nota con molti nomignoli, tra i quali Di l’Ortu; che ha 31 anni e il difetto di essere bella ma ignorante, anzi, probabilmente ritardata e non in grado di giustificare il senso compiuto di ognuna delle sue azioni.

R: È così, il racconto si sviluppa nell’arco di una giornata, o forse due, il tempo di sentire i testimoni ed emanare la sentenza; Gavina, però, percepisce la realtà in modo deforme e cerca di fuggirne tornando ogni volta a un episodio della sua tormentata vita. E noi lettori scopriamo che nessuno l’ha mai aiutata veramente, nessuno tranne un gesuita tornato allo stato laicale.

D: Con questo quinto lavoro si chiude il ciclo dedicato a l’inesistente città di Sanbenat?

R: Sì, ma in realtà no, perché dopo averla pensata, sognata, disegnata su una mappa nelle sue varie fasi storiche, ho deciso di riprendere due romanzi precedenti e di ambientare anche quelli a Sanbenat, ma ne parleremo tra qualche mese.

Redazione, 24 Settembre 2015