Donne italiane più istruite degli uomini, ma lavorano e guadagnano meno

Ci sono nove punti percentuali che dividono in Italia le donne laureate dagli uomini. Nove punti (24.2% rispetto a 15.5%) a favore delle prime: tra la popolazione dai 30 ai 34 anni sono le donne, infatti, quelle che riescono a conquistare più spesso il titolo di dottore. Un divario che però non garantisce alle donne di ricevere lo stesso trattamento riservato agli uomini sul lavoro. Lo rivela il Rapporto del consorzio universitario AlmaLaurea sulla condizione occupazione dei laureati italiani. Donne, dunque, sempre penalizzate e con maggiori difficoltà se hanno anche una famiglia. Le laureate con figli lavorano, infatti, e guadagnano meno rispetto alle colleghe senza figli.

Lavoro stabile prerogativa maschile – AlmaLaurea descrive la situazione dei laureati in Italia a pochi mesi dalla fine degli studi e col passare degli anni: tra i laureati specialistici biennali la differenza tra donne e uomini in termini occupazionali emerge già a un anno dalla laurea. Lavorano 55.5 donne e 63 uomini su cento. Le donne presentano un tasso di occupazione più basso e si dichiarano più frequentemente alla ricerca di un lavoro. Dopo un anno dalla laurea sono in numero maggiore gli uomini che hanno un lavoro stabile e che guadagnano il 32% in più rispetto alle colleghe (1220 euro contro 924 euro netti). Dopo cinque anni dalla laurea le differenze si confermano significative: lavorano 83 donne e 89 uomini su 100. Tra uno e cinque anni dal conseguimento del titolo le differenze di genere rispetto al guadagno aumentano sempre più (1646 euro contro 1266).

Chi ha figli risulta maggiormente penalizzata – Ed è, come si diceva, ancor più drammatica la situazione dei laureati con figli: in questo caso il tasso di occupazione è pari all’89% tra gli uomini contro il 72% delle donne e scendono fino a 7 punti percentuali, sempre a favore degli uomini, tra quanti non hanno famiglia. Se si confrontano le sole donne laureate emerge che chi ha figli risulta maggiormente penalizzata: a cinque anni dalla laurea lavora l’81% delle laureate senza figli e il 69% di quelle con figli. Il differenziale retributivo è del 14% a favore delle donne senza famiglia. Questi dati sono stati commentati dal direttore di AlmaLaurea Andrea Cammelli che ha parlato del “segnale del persistere di un ritardo culturale e civile del Paese”: è una situazione – ha spiegato – “che contribuisce anche a svalutare gli investimenti nell’istruzione universitaria femminile”.

Tratto da www.fanpage.it ©

11 Luglio 2013