Centri di tutela e protezione dei lavoratori che vi prestano servizio

anche che in Italia vivono allo sbando, per strada, circa cinquecentomila extracomunitari che, trascorso il tempo previsto, o sono stati messi alla porta dei Centri di accoglienza, o che non hanno ricevuto il permesso di soggiorno od a cui è stato ‘notificato’ un pezzo di carta chiamato pomposamente ‘decreto di espulsione’.

Leggo sulla Nuova Sardegna che gran parte degli ospiti del Centro dei richiedenti asilo di PortoTorres cercano di inserirsi nella nostra società rispettando le nostre leggi, la nostra cultura ed impegnandosi per trovare un onesto lavoro. La notizia potrebbe essere confortante anche se c’è stata una rumorosa protesta quando la Prefettura ha tentato di sfoltire quel Centro perché può accogliere solo 60 persone mentre quelle presenti erano più di 90 e le condizioni igieniche non erano conformi a quelle prescritte.

Purtroppo leggo anche, nello stesso articolo, che le Forze dell’Ordine hanno motivo di sospettare che molti degli ospiti non intendano allontanarsi perché sono ben integrati con la criminalità locale, in particolare con i racket dell’elemosina, dello spaccio della droga, della prostituzione e del suo sfruttamento. E’ vero che il portavoce dei migranti smentisce questi sospetti e mette in evidenza che i richiedenti asilo devono rientrare nella struttura entro le 22, ora in cui i cancelli vengono chiusi.

Oddio, poco oltre, sempre nello stesso articolo lo stesso portavoce, che poi è il ‘mediatore culturale’, dice anche che è difficile ottenere il rispetto di certe regole perché gli ospiti ‘non sono disposti ad avere padroni’ e sono ‘delle bombe pronte ed esplodere’ perché hanno ‘un rifiuto totale delle imposizioni’. Questi, a mio avviso, sono aspetti particolarmente gravi e pericolosi anche perché, come mette bene in chiaro il portavoce, ‘i mediatori non sono né carcerieri né poliziotti e possono agire solo a livello di persuasione’. E se la persuasione non funziona, mi domando, chi, e come, può far rispettare le regole e la disciplina? Chi può imporre che gli ospiti rientrino nelle struttura? Pensate, cari lettori, che un povero Cristo di dipendente del Centro, soprattutto se si tratta di una donna, abbia la grinta per far rispettare le regole e la disciplina e, soprattutto, se possa intervenire con autorevolezza se qualche violento marcantonio non intenda rispettarle? Credete veramente, inoltre, che il povero dipendente, anche a causa delle estrema difficoltà di trovare altri impieghi, possa avere il coraggio di chiamare la polizia se qualcosa non andasse per il verso giusto, contravvenendo ai ricatti dei loro ‘datori di lavoro’, chiamiamoli pure ‘padroni’, se gli imponessero di chiudere entrambi gli occhi perché non vogliono rogne ?

C’è da chiedersi se questi lavoratori siano adeguatamente protetti, e come, dallo stato e dai sindacati o se le loro attenzioni e quelle di molte personalità della Chiesa sono strabicamente rivolte solo alle esigenze degli ospiti. C’è anche da domandarsi se la situazione degli altri Centri di accoglienza sparsi per tutta l’Italia sia più sicura per i nostri lavoratori e per la gente comune di quello di Porto Torres.

Sui giornali leggo anche che in Italia vivono allo sbando, per strada, circa cinquecentomila extracomunitari che, trascorso il tempo previsto, o sono stati messi alla porta dei Centri di accoglienza, o che non hanno ricevuto il permesso di soggiorno od a cui è stato ‘notificato’ un pezzo di carta chiamato pomposamente ‘decreto di espulsione’. Avete capito bene, amici che leggete, cinquecentomila persone che sono allo sbando totale, che vivono peggio che miseramente e di espedienti, cinquecentomila persone senza dimora, che non possono essere, queste si, che delle bombe assolutamente fuori da ogni controllo, di cui troppo spesso si ignora persino il nome e che, piaccia o no, costituiscono anche un enorme pericolo pubblico. Un pericolo che il futuro governo, qualunque esso sia, dovrà necessariamente eliminare se vorrà fare il bene della nostra gente, ma sul quale non è neppure lecito che chiudano gli occhi né i nostri sindaci e né le nostre autorità religiose.

Vittorio GUILLOT

7 Aprile 2018