Ad Alghero è arrivato il fuoco assassino, ma possiamo batterlo

Troppi incendi dolosi, voluti e provocati dall’uomo per qualche strano motivo. All’inizio ho pensato a una campagna di comunicazione non convenzionale lanciata da un’agenzia assicurativa, ma gli inquirenti hanno già escluso questa pista. Peccato, perché tutto avrebbe avuto più senso...

C’è un film di diversi anni fa (1991), diretto da Ron Howard.
Si chiama Fuoco Assassino.

È la storia di un gruppo di pompieri che fronteggiano incendi di strana natura dolosa. Nel film, il fuoco è un nemico talmente furbo e subdolo da venire trattato come una persona. Quando i pompieri intervengono per domare un incendio, studiano le sue mosse nel dettaglio, gli parlano, come se fosse qualcosa di vivo.

È un film drammatico, guardatelo per intero e scoprirete il perché.

In questi giorni il fuoco assassino si è spostato ad Alghero.

Nel giro di un mese sono accaduti due episodi molto inquietanti: prima sono state date alle fiamme due autovetture di proprietà dei gestori di un pub, poi una pineta, la pineta di Mugoni. Una pineta intera.

Hai detto che in questa città non ci sono conflitti, non c’è odio, non c’è avidità…

Lo scrive Haruki Murakami nel libro “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”.

Ad Alghero conflitti, odio e avidità ci sono, eccome. Troppi incendi dolosi, voluti e provocati dall’uomo per qualche strano motivo. All’inizio ho pensato a una campagna di comunicazione non convenzionale lanciata da un’agenzia assicurativa, ma gli inquirenti hanno già escluso questa pista. Peccato, perché tutto avrebbe avuto più senso.

Le due macchine incendiate appartengono ai titolari di un popolare locale del centro, che tutti conosciamo e a cui siamo più o meno affezionati. Chi può voler dare fuoco alle loro auto? Mistero.

 

Adam kadmon giapponese

 

In giro si dicono tante cose. Chi parla di conflitti con altre persone dell’ambiente dei locali notturni, chi di conti in sospeso, chi di aria fritta (probabilmente lo è un po’ tutta). Rimane la gravità del gesto, un gesto pesante, una di quelle azioni che oltrepassano il limite e indicano che forse “niente sarà più come prima”. Quando si imbocca una strada simile, di solito le cose peggiorano con il tempo. Si fanno sempre più gravi.

Speriamo non sia così, sarebbe meglio per tutti.

Poi, nella notte tra sabato 19 e domenica 20 settembre, il grande dramma.

La pineta di Mugoni data alle fiamme, per intero. Un disastro totale alle porte della città, un fuoco assassino che ha devastato ettari di vegetazione, ucciso animali e deturpato irrimediabilmente un incantevole tratto di costa.

Ci ho trascorso l’adolescenza, su quella spiaggia. Vedere le fiamme azzerare quasi l’intera pineta fa male, fa malissimo.

Chi può aver voluto un simile scempio? L’intera area è oggetto di interessi di diverse parti. È un dato di fatto, non si insinua nulla.

In tanti dicono che ci sono persone che hanno a cuore la possibilità di edificare in quest’area, altri vorrebbero puntare su nuovi campeggi e attività simili, e così via. Gli occhi puntati su Mugoni sono tanti, è un tratto di costa sempre più appetibile. E, come capita troppo spesso, è stato lasciato al suo destino.

Si sapeva che prima o poi sarebbe successo, ci avevano provato già 7 anni fa. Prima o poi qualcuno l’avrebbe rifatto, d’altra parte bastava poco. Un weekend di maestrale, un paio di inneschi, e via. Il campeggio era ancora là, un groviglio di cavi elettrici, sterpaglie, roulotte, bombole di gas. L’incendio avrebbe avuto gioco facile. Infatti, così è stato.

Tanti, tutti gridiamo al crimine contro l’umanità. È così: è un crimine contro di noi, contro un patrimonio comune.

Ma il dramma di Mugoni nasce decenni fa. È figlio della mala politica, delle mire senza scrupoli di alcuni, di chi si muove nell’ombra. E dei miserabili assoldati per dare fuoco a un angolo di paradiso in cambio di quattro spiccioli, gente senza anima, senza cuore, senza palle. Chi sono i veri colpevoli? Chi i mandanti? Si possono fare tanti ragionamenti. Qualcuno ha scritto che i colpevoli si vedranno tra 10-15 anni, quando magari quell’area cambierà destinazione, quando qualcosa accadrà.

Forse sarà così. Non so.

Sicuramente qualcuno ha agito per avere qualcosa in cambio. Avrà pensato “Facciamo tabula rasa”, e poi giochiamo tutti sui tavoli che conosciamo. Oppure, potrebbe valere la logica opposta: distruggiamo tutto così altri non potranno fare qualcosa. Qualcosa che già fanno, o che è già in programma. Un attentato per danneggiare qualcuno e guadagnare da un’altra parte, più che per poter “costruire” chissà quando. Far male a un business che c’è già, che doveva o dovrebbe esserci.

Non so. Le ipotesi sono tante.

Resta un fatto: in città è arrivato il fuoco assassino. Teniamo gli occhi aperti, muoviamoci verso l’interesse comune, denunciamo le cose strane di cui siamo a conoscenza. È l’unico modo per scacciarlo quanto prima.

PS: il passo del libro di Murakami continua (più o meno) così:

… ma se non ci sono tutte queste brutte cose, significa che non c’è nemmeno il loro contrario. La gioia, la felicità, l’amore. Se c’è la delusione è perché c’è la speranza, se c’è la tristezza è perché c’è la sua controparte, la gioia. Non esiste da nessuna parte la felicità senza delusione. Questa è la natura di cui parlo io.

Se c’è chi vuole portare la paura, rispondiamogli con il coraggio.

Claudio Simbula, Blogger, pubblicista, bipede.
Scrivo per Wired, Iosperiamoche.it, AlgheroEco, Blogamarì.
Leggo parecchio e credo in un mondo più umano.
www.iosperiamoche.it

Claudio Simbula, 25 Settembre 2015