Alghero, un giardino di rose bianche per ricordare i bambini di Bullenhuser Damm
Nella sede della Scuola Secondaria di via Biasi, aderendo ad un’ iniziativa a livello europeo che, da qualche anno, molte altre città italiane hanno promosso e sostenuto, l’istituto cittadino ha lavorato alla realizzazione di uno spettacolo commemorativo di musica e parole che ha trovato il suo epilogo nell’inaugurazione di uno splendido roseto, collocato nel giardino interno dell’edificio, a ricordo dei venti bambini che, durante la seconda guerra mondiale, trovarono la morte in una scuola di Amburgo.

La mattina del 20 Aprile scorso si è tinta di bianco per l’intera comunità educante del Comprensivo n^ 3 di Alghero. Nella sede della Scuola Secondaria di via Biasi, aderendo ad un’ iniziativa a livello europeo che, da qualche anno, molte altre città italiane hanno promosso e sostenuto, l’istituto cittadino ha lavorato alla realizzazione di uno spettacolo commemorativo di musica e parole che ha trovato il suo epilogo nell’inaugurazione di uno splendido roseto, collocato nel giardino interno dell’edificio, a ricordo dei venti bambini che, durante la seconda guerra mondiale, trovarono la morte in una scuola di Amburgo.
Il 20 Aprile del 1945, dopo essere stati utilizzati come cavie nel campo di Neuengamme dal medico delle SS, Kurt Heissmeyer, era necessario far sparire ogni prova delle atrocità compiute su quei corpicini. Gli Inglesi erano ormai alle porte e così fu ordito l’ultimo atto del piano criminale. I bambini sarebbero stati portati in un altro luogo e lì uccisi. Quel luogo fu individuato nei sotterranei di una scuola, la Bullenhuser Damm in Amburgo. “Li ho appesi alle pareti come quadri”- fu la dichiarazione del carnefice. Alle piccole vittime non fu comunque risparmiato il rito macabro del camino, una volta riportati al campo. Una scuola è stata dunque scenario di morte, contravvenendo a tutto ciò che invece la scuola è e, quotidianamente, opera per essere: luogo di crescita e di scambio, di condivisione e partecipazione, di inclusione e valorizzazione di ogni ragazzo, nella sua unicità.
Alla presenza del Sindaco, Mario Bruno, dell’assessore all’istruzione Gabriella Esposito, della Dirigente Scolastica Paola Masala e della presidente del consiglio d’istituto, Giuliana Moro, unitamente a tutte le classi intervenute nell’auditorium della Scuola Media, i ragazzi, preparati e guidati, rispettivamente, dalle docenti responsabili del progetto, la prof.ssa Vanna Dettori per la scelta dei passi di narrativa e per la produzione testuale e la prof.ssa Michelisa Sanna per la selezione delle parti musicali, in un lavoro di ricerca e studio sulla musica concentrazionaria, con la collaborazione di tutti i docenti dell’istituto che, spontaneamente, sin dall’inizio, hanno offerto il loro contributo, ognuno secondo la peculiarità della disciplina insegnata, è stata portata in scena la rappresentazione “Chi vuole vedere la mamma, faccia un passo avanti”.
L’attività realizzata dagli insegnanti e dagli alunni della Scuola Media 3 ha voluto ridare, seppur metaforicamente, vita a quei venti bambini di nazionalità diversa , tra loro anche un italiano, che un giorno furono ingannati dall’uomo con il lungo cappotto nero che ne carpì la fiducia, promettendo che, seguendolo, avrebbero rivisto la loro mamma. Non si è trattato tuttavia di una cerimonia di triste commemorazione, perché ogni particolare, ogni momento, pur nella profondità della riflessione e della drammaticità di quanto recitato, suonato e cantato, è stato vissuto alla luce della speranza nel genere umano, del valore della solidarietà e dell’unione, unico argine all’intolleranza e all’odio.