La democrazia diretta del Movimento 5 Stelle

L'opinione di Vittorio Guillot

Ho molti amici che hanno simpatia per il Movimento 5 Stelle. Si tratta di ottime ed oneste persone con cui condivido largamente le critiche e, direi meglio, la ideale opposizione a questo sistema partitocratico e clientelare che ha sbranato l’Italia. Ciò non toglie che mi senta estremamente contrario alle soluzioni ‘alternative’ alla crisi del sistema proposte dai pentastellati.Non mi convince affatto , per esempio, il tipo di democrazia diretta da loro proposta tramite lo Web. Non solo, infatti, è demagogico pensare che tutte le leggi nazionali, regionali e, persino , le delibere comunali possano essere approvate , tramite i ‘portavoce’ eletti dal popolo, solo se votate, tramite web, dalla maggioranza dei cittadini.

E’ demagogico perché solo una piccola parte degli italiani ha la possibilità ed il tempo necessario per leggere, valutare e votare tutte quelle leggi, leggine e delibere. Ad esempio, chi lavora può dedicare ore ed ore della giornata a seguire e leggere tutte le proposte di legge e di delibere presentate in parlamento, regione e comune? E’ demagogico anche perché solo una piccola parte degli italiani sa usare e possiede gli apparecchi elettronici che consentono di partecipare a quelle votazioni. Quanti sono gli anziani, tra i quali includo anche me stesso, che non hanno nessuna dimestichezza degli apparecchi elettronici? Se si applicasse questo sistema, in pratica, tutte le norme verrebbero lette, conosciute ed approvate da una minima parte del nostro popolo e, conseguentemente, la partecipazione popolare alla formazione delle leggi sarebbe una farsa.

Questo sistema è, addirittura, estremamente pericoloso per la stessa democrazia perché, come ammettono gli stessi Grillo, Fò e Casaleggio nel libro ‘il grillo canta sempre al tramonto ’ , il sistema politico proposto dai pentastellati non offre alcuna garanzia che le informazioni trasmesse via web o gli esiti delle eventuali votazioni non siano manipolate da chi controlla la ‘Rete’. In poche parole, sotto le apparenze di una enorme democrazia partecipativa si nasconde il pericolo di una autentica dittatura ben mascherata e si porrebbe la vita della nazione in mano ai controllori dell’Web. Alcuni fatti verificatisi di recente mostrano che questo pericolo sia assolutamente concreto. Mi riferisco alla elezione dei tre consiglieri della Corte Costituzionale, avvenuta anche col voto dei parlamentari del M5S. Perché, in quella occasione, non è stata consultata la Rete? ‘ Perché era una decisione da assumere rapidamente’, ha dichiarato Casaleggio.

‘Ma mi faccia il piacere!’ ribatterebbe il grande Totò. ‘ E’ da una vita, infatti, che si discute sulle persone a cui affidare quegli incarichi, e mi parlate , ora, di urgenza ?! E poi, ditemi: onestamente, siete proprio convinti che per fare quella votazione tramite Web sarebbe stato necessario un tempo tanto lungo da compromettere l’esito della operazione?…. Ma, per favore, almeno evitate di prenderci in giro! Lo stesso comportamento, d’altra parte, è stato tenuto dai parlamentari pentastellati anche per la nomina dei massimi dirigenti della RAI. Pure in quel caso non c’è stata alcuna consultazione via Web. Perché ? Sempre a causa dell’urgenza? Mi chiedo, a questo punto: in base a quali parametri, regole e considerazioni è stata valutaa quella urgenza? Chi ne ha valutato le ragioni? La rete? L’Web? Manco per idea! Non vi pare, a questo punto, stimati amici pentastellati, che questa sia una dimostrazione chiara, pratica ed evidente che la cosidetta ‘democrazia diretta ‘ tramite la rete, chiamata altresì Web, sia una colossale presa per i fondelli perché la vita politica è gestita autoritariamente da pochi individui che nei momenti importanti si arrogano il diritto di decidere per tutti?

Anche per quanto riguarda le modalità di espulsione della senatrice Fuksia ho molto da obbiettare. Sia chiaro che non ho elementi per giudicarla, assolverla o condannarla. Perciò non entro nel merito della vicenda e delle eventuali colpe della senatrice. E’ il modo in cui è stata espulsa che mi indigna. Infatti la senatrice non è stata ‘condannata ‘ secondo un processo fondato su regole chiare e precise ed imbastito su procedure che garantissero alla difesa di esporre pienamente le proprie ragioni. Piuttosto, con un ‘processo’ popolare è stata gettata in pasto e sbranata da una orda famelica di giustizialismo, sobillata dal solito Masaniello, che non ne tollerava le iniziative . D’altra parte, che i processi popolari siano sempre stati una aberrazione che ha prodotto ingiustizie terribili, non è certo un novità.

Pensiamo a quelli attuati nelle piazze dal popolaccio imbestialito, sia al tempo della rivoluzione francese che di quelle comuniste, aizzato e diretto da chi astutamente ne controllava i cervelli e le reazioni. Certo, allora le piazze erano reali ed il sangue scorreva a fiumi, oggi le piazze grilline sono solo ‘virtuali’ ed il sangue, si spera, non debba mai scorrere. Il principio di fondo ed il meccanismo procedurale, caratterizzato dalla assenza di garanzie per la difesa, però, è lo stesso e ciò è molto pericoloso per la vita civile. E’ questa la riforma della giustizia che vogliono gli amici pentastellati? E’ questa la democrazia che vuole il partito, pardon…il Movimento 5 Stelle?

Vittorio Guillot, 10 Gennaio 2016