Un sardo su 6 rinuncia alle cure

L’isola maglia nera tra le regioni

I numeri disegnano una sanità sarda in profonda difficoltà anche se non mancano risorse e personale. Il quadro emerge dall’ottavo rapporto sul servizio sanitario nazionale presentato alla camera della fondazione Gimbe. Secondo i dati ISTAT la spesa sanitaria per il 2024 ammonta a 185 miliardi di euro: 137 di spesa pubblica e 48 di spesa privata, di cui 41 pagati direttamente dalle famiglie e 6 da fondi sanitari e assicurazioni. La spesa delle famiglie viene inoltre arginata da fenomeni che riducono l’equità dell’accesso e peggiorano le condizioni di salute: limitazione delle spese per la salute, indisponibilità economica temporanea e, soprattuto, rinuncia alle prestazioni sanitarie.

Insomma si è di fronte a un fenomeno esploso nel 2024 quando ha coinvolto 1 italiano su 10 ma che in Sardegna arriva a 1 su 6. L’aumento della spesa a carico delle famiglie rompe il patto tra cittadini e istituzioni con milioni di persone costrette a pagare la sanità di tasca propria o, se indigenti a rinunciare alle prestazioni. E soprattutto senza più la sicurezza di poter contare su una sanità pubblica che garantisca certezze.

I dati sardi sono sconfortanti. Nel 2024 oltre 270 mila sardi, pari al 17% della popolazione, hanno rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria. Nel 2023 erano pari al 13%. In valori assoluti c’è stato un incremento di 55 mila persone. Il valore più basso nazionale si ha a Bolzano (5,3).

Sul fronte dell’assistenza territoriale invece la Sardegna registra una grave carenza di medici di medicina generale: il 60% supera il massimale di 1.500 assistiti, contro una media nazionale del 51%. Al primo gennaio 2024 ogni medico sardo segue in media 1.400 pazienti, a fronte di una rapporto ottimale di 1 ogni 1.200. Secondo la fondazione Gimbe, nell’isola mancano almeno 150 medici di base. Il quadro è aggravato dal calo costante di professionista: tra il 2018 ed il 2023 i medici di famiglia sono diminuiti del 39%, a fronte di una riduzione media nazionale del 12%. A preoccupare anche la scarsa attrattiva della professione: nel 2024 i partecipanti al concorso nazionale per la formazione in medicina generale in Sardegna sono stati il 28% in meno rispetto ai posti disponibili, contro una media del 15%.

Eppure i medici non mancano nell’isola. Ve ne sono 2,60 ogni mille abitanti, 0,8 in più della media nazionale. Siamo la prima regione in Italia per medici stabilizzati, superando Valle D’Aosta, Toscana e Liguria. Idem per i medici di medicina generale: solo il 60% supera il massimale di 1.500 (nel 2024 portato a 1.800) sopra la media italiana (51,7) ma nel distante da Lombardia e Veneto. Dati bassi anche per la differenza tra partecipanti al bando per borse finanziate: nel 2024 17 posti sono rimasti scoperti, il 28%, quasi il doppio della media nazionale ma lontani dai vuoti di Marche Molise e Bolzano, vicine o oltre il 65%. Impressionante il calo dei medici di medicina generale dal 2019 al 2023: – 40%, oltre tre volte la media nazionale.

I numeri ISTAT: 60,7% è la percentuale di ragazzi dai 6 ai 13 anni in carico ai pediatri di libera scelta nell’isola. La media nazionale è 81. Guidano la classifica Liguria, Toscana e Veneto, con il 90% dei minori seguiti.

Sono 48 milioni destinati ai medici “gettosisti”. L’isola è al quarto posto, superata da Piemonte, Lombardia e Toscana, che però hanno una base di residenti e di medici mancanti molto più elevata.

Sono 80 le case della salute programmate. Ad oggi solo 27 hanno almeno un servizio dichiarato attivo. Nessuna ha tutti i servizi obbligatori attivi. Sono 24 le centrali operative territoriali previste. A giugno 2025 ne erano funzionanti e certificate 16. Due regioni non hanno raggiunto il Target. L’altra è la Campania, ma li manca poco. Gli ospedalieri di comunità programmati sono 34. Solo due sono attivi. In valore relativo il dato peggiore a livello nazionale.

Ad Maiora,

Uccio Piras

27 Ottobre 2025