Riforma elettorale : diamoci uno sguardo

Iniziano a sorgere i primi dubbi sulla nuova riforma elettorale e sulle conseguenze che questa avrà sul futuro del nuovo consiglio regionale che entro un anno avrà insediamento nella nostra Sardegna.Questi sono giorni caldi, decisivi sugli emendamenti presentati e su questioni come le percentuali di sbarramento, le preferenze di genere, l’eliminazione del listino, i maggiori contrappesi, il premio di maggioranza, le nuove circoscrizioni elettorali. insomma quasi arabo per la maggioranza delle persone ma proviamo a capirne di più. Se venisse approvata la normativa proposta nella nuova riforma elettorale significa che solamente i partriti di rappresentanza e cioè Pdl Pd e Cinque stelle arriverebbero senza problemi in consiglio regionale. E gli altri piccoli partiti che fine faranno?

Già si sentono i malumori che arrivano dai Rossomori o da altre piccole realtà politiche che non superebbero mai la soglia di sbarramento. Per loro l’unica possibilità sarebbero le allenaze o le coalizioni. In termini di numeri significa che con molta probablità nemmeno la soglia di 80 mila voti secondo l’andamento delle elezioni, potrebbe bastare per assurdo, ad un solo partito per entrare nell’assemblea regionale. Queste le percentuali previste nell’emendamento: 10 % per le coalizioni, del 7 % per i singoli partiti e del 3 % per i partiti all’interno di un’alleanza. Se poi a questa normativa restrittiva aggiungiamo il taglio a 60 del numero dei consiglieri previsti nel nuovo consiglio regionale capiamo bene quanto sia difficile per i partitini poter avanzare in una barricata di ferro come questa.

Già iniziano le lamentele, le riflessioni a caldo , e non sembra aleggiare un clima di serenità. Si parla addirittura di bipartitismo oligarchico e questo porterà ancora tensioni tra le file di chi si vede quasi costretto ad alleanze fin ora mai pensate o tenute in serbo nel cosiddetto Piano B. Ci sono riserve anche nei temi che si affronteranno questo pomeriggio: l’abolizione del cosiddetto “listino del presidente” e la conferma degli otto collegi provinciali. Anche la preferenza di genere è in discussione: la percentuale dovrebbe salire almeno al 40%. Sarà un anno molto discusso, vista la disaffezione generale, ma tutti si auspicano che a crederci siano sopratutto i sardi, quelli che hanno a cuore il futuro dei propri figli e di una terra bistrattata.

12 Giugno 2013