Merenderia Maria Pia, Pensiero Felice chiede il blocco del bando

L'associazione invita l'amministrazione comunale a studiare il percorso più idoneo affinché la struttura possa essere trasformata in un laboratorio permanente dove siano coinvolti i soggetti più fragili della comunità: i disabili, i bambini e gli anziani.

Fermare il bando per l’assegnazione della “Merenderia” (LEGGI) e studiare il percorso più idoneo affinché possa essere trasformata in un laboratorio permanente dove siano coinvolti i soggetti più fragili della comunità: i disabili, i bambini e gli anziani. In una lettera aperta indirizzata all’amministrazione comuale, l’associazione pensiero Felice Onlus chiede con forza il blocco del bando per l’assegnazione della Merenderia, struttura inutilizzata e situata nella zona di Maria Pia ad Alghero, all’interno dei giardini “Gianmarco Manca” (LEGGI).

«Le amministrazioni comunali di Alghero che si sono succedute – scrive la presidente di Pensiero Felice, Ombretta Armani – non hanno mai trovato soluzioni strutturali per permettere ai disabili di condurre una vita con le stesse opportunità del resto dei cittadini e di fornire ai genitori dei ragazzi un punto di riferimento certo. L’associazione – pur avendo a disposizione, tra l’altro a mezzo servizio, solo due aule dove, peraltro, la tolleranza è quasi sconosciuta a coloro che usufruiscono degli stessi spazi pur non svolgendo attività di volontariato – grazie all’impegno dei volontari e all’aiuto fornito da aziende private, sta riuscendo a sollevare le famiglie e i disabili, spesso oggetto di velata commiserazione, incomprensione, indifferenza o addirittura ostilità e rifiuto, dalla posizione di isolamento nella quale vivono».

«Riteniamo che non sia sufficiente il semplice assistenzialismo, ma sono di interesse fondamentale i progetti dell’integrazione e della partecipazione (inserimento scolastico, lavoro, socializzazione, attività ricreative) poiché la persistenza dei pregiudizi o le carenze di solidarietà derivano, in gran parte, dalla “gestione privata” dell’handicap che, pur supplendo al disinteresse pubblico, esclude però la possibilità di coinvolgimento e di partecipazione del contesto sociale. La “Merenderia” – si legge nella lettera – potrebbe creare iniziative di inserimento occupazionale per i ragazzi disabili, dall’esecuzione di semplici mansioni di segreteria, alla conduzione di un punto ristoro, fino all’esecuzione di opere di giardinaggio, di orticoltura o di manutenzione interna ed esterna. La collocazione della struttura in un’area verde può assolvere al compito di imparare a rispettare l’ecosistema. Con i ragazzi e gli anziani si può lavorare la terra, seminare, prendersi cura della nuova pianta, raccoglierne i frutti e preparare il terreno per la nuova semina».

E ancora: «Tutti gli utenti potrebbero essere seguiti da un responsabile, che avrà anche il compito di mantenere i contatti con i soggetti coinvolti e con l’amministrazione comunale, naturalmente sempre con l’ausilio dei volontari dell’associazione che continuerebbero a svolgere la loro attività di volontariato. Gli ampi spazi si potrebbero utilizzare per laboratori con i bambini e con gli anziani. Si potrebbero organizzare merende, feste di compleanno, balli, canti, karaoke, campi estivi, trovando il modo così di recuperare le spese che la gestione della struttura comporta».

L’associazione vorrebbe dare una risposta alla mancanza di progettualità sul tema della disabilità realizzando un progetto concreto che abbracci il concetto dell’integrazione e solidarietà. «Chiediamo – prosegue Armani – che l’amministrazione comunale ci metta nelle condizioni di poter recuperare, attraverso un uso intelligente di quel luogo, anni di arretratezza, che vedono Alghero in testa nelle classifiche delle città meno sensibili sul tema dell’inclusione sociale. Vorremmo realizzare un progetto di cui l’amministrazione e tutti gli algheresi possano andare fieri. Il nostro obiettivo è quello di costruire nel territorio un centro di aggregazione diurno all’aria aperta che permetta ai nostri ragazzi, e a tutti coloro che ne vorranno beneficiare, di godere di momenti di integrazione e gioia nelle loro giornate e, guardando ancora più lontano, non sembra irraggiungibile il sogno di una casafamiglia dove i nostri ragazzi possano trovare un luogo sicuro e confortevole quando la famiglia non potrà più prendersi cura di loro. Vogliamo invertire la tendenza».

«Con un’idea come la nostra è possibile garantire il benessere psicofisico dei soggetti più deboli della società, costituendo momenti dedicati con l’obiettivo di creare occasioni di intrattenimento e di apprendimento che, allo stesso tempo, possano favorire la cooperazione e lo scambio. Un progetto che, oltre a migliorare le abilità cognitive, socio-affettive, psicologiche dei soggetti interessati, favorisca una maggiore capacità di integrazione all’interno dei gruppi, realizzando l’inclusione e la sensibilizzazione alla disabilità. Un’idea di questo tipo può diventare un modello di cui la città potrà andare fiera. Il progetto è fortemente realizzabile e sicuramente attrattivo grazie alla felice ubicazione del sito (pochi passi dalla pineta, dalla piscina comunale, dalle diverse infrastrutture sportive di varie discipline nella zona, dalle spiagge), ma noi siamo solamente un’associazione senza scopo di lucro e senza mezzi e solo con la collaborazione dell’amministrazione comunale può diventare realtà. Non vorremmo che ancora una volta una struttura pubblica si trasformi in un business per pochi» – conclude la Presidente di Pensiero Felice.

3 Marzo 2015