Meo Sacchetti e Alghero, un amore inscindibile

Il "contadino" campione d'Italia si racconta: la campagna a Valverde, il proprio olio, gli spaghetti ai ricci

Romeo Sacchetti  è l’allenatore che nel recentissimo passato della pallacanestro tricolore ha vinto più di tutti: due volte la Coppa Italia, una Supercoppa e uno Scudetto in meno di due anni. Non solo, è anche il coach che, con il magico triplete dell’anno scorso, ha portato la Dinamo Sassari nell’olimpo del basket italiano. Un’impresa sportiva immensa con la quale ha conquistato definitivamente il cuore di un’isola intera. Ma il primo cuore ad innamorarsi è stato quello di Sacchetti stesso, perdutamente innamorato di Alghero.  Da tempo, infatti, ha scelto di vivere con la famiglia nella Riviera del  Corallo e neanche ora che non allena più il Banco di Sardegna – è stato esonerato un mese fa – pensa di andar via, anzi.

“Ho la residenza qua e la manterrò anche se dovessi andare ad allenare fuori, perché questo per me è il posto ideale per vivere” – dice Sacchetti durante una chiacchierata davanti ad un assolato caffè in un 28 di dicembre particolarmente caldo.  “Ho iniziato ad apprezzare questa meravigliosa cittadina girando in bicicletta quando, dopo un anno a Sassari, mi son trasferito ad Alghero in zona lido”.

Il Nureyev del basket voleva soprattutto la tranquillità, “cercavo una casetta in campagna, non grande, camera da letto e cucina, ma con un porticato dove mettere un tavolone per fare le grigliate”. E così è stato, quando la moglie raggiunge Meo Sacchetti in Sardegna Alghero diventa una scelta di vita da passare in uno splendido terreno a Valverde. Circa 7000mq di campagna, la casetta, l’orto, il mirto, gli ulivi e il porticato con una grande griglia.

“Mi piace coltivare l’orto e seguire il prato, faccio il mio olio, quest’anno ne abbiamo prodotto 155 litri, e poto io gli ulivi, non ad altezza uomo ma ad altezza Meo” racconta mentre sorridiamo pensando ai suoi 199 cm. di statura “poi ho delle piante di mirto, il liquore lo fa la mamma del ragazzo che mi da una mano in campagna, io non bevo ma chi lo ha assaggiato dice che è molto buono”. Nella vallata tra il santuario campestre e Alghero il coach campione d’Italia scopre così di “essere stato sicuramente contadino in un’altra vita”.

Ad Alghero all’inizio in pochi lo riconoscevano ma poi, complici i successi, “la popolarità è cresciuta anche qui e adesso mi fermano da tutte le parti”. Intanto con gli anni l’ex campione europeo – oro in Francia con la Nazionale nel 1983 – ha iniziato ad apprezzare anche la nostre prelibatezze, “ho mangiato gli spaghetti ai ricci in tutta la Sardegna, ma mai come quelli di Domenico (ristorante il Pavone ndr)” ammette sottolineando però che le porzioni da ristorante son sempre troppo minute per lui.

Sacchetti, numero legale del Consiglio Comunale permettendo, a breve riceverà la cittadinanza onoraria. Ormai non si contano le interviste delle reti nazionali nei luoghi più di pregio di Alghero,  “il centro storico, il lungomare con i sui bastioni, qui è tutto particolare e spettacolare.” Il gigante di Altamura dimostra di apprezzare la proposta, “vivo qui, mi fa piacere” dice, mentre da residente e da prossimo concittadino ad honorem  sottolinea le cose che non vanno, “le strade sono da tenere meglio,  le transenne ai bastioni non sono sicuramente un bel vedere e dispiace anche per le palme abbattute”.

A prova di quanto la Riviera del Corallo sia diventata la sua casa, anche Meo Sacchetti, come tanti algheresi non ama i periodi più affollati “d’estate vado sempre via dal 15 luglio al 15 agosto e quest’anno starò via anche per Capodanno” confida “appena torno, però, voglio assaggiare i ricci mangiati sul pane direttamente al mare, mi han detto che gennaio è il periodo migliore per farlo”.

Meo Sacchetti - Torre Sulis

Valdo Di Nolfo, 29 Dicembre 2015