Il paragone con il carnevale non ci offende, l’ignoranza si!

L'opinione di Massimo Mele

Abbiamo letto con estrema “perplessità” alcune critiche rivolte al Sardegna Pride che si svolgerà ad Alghero dal 21 al 28 Giugno. Tra queste ci ha colpito quella del consigliere regionale Marcello Orrù che, in questi anni, sembrerebbe aver attenuato il suo atavico odio verso le persone omosessuali. Siamo infatti ben lontani da “I gay sono persone deviate dalla condizione naturale”, come sosteneva nel 2007 in qualità di consigliere comunale a Sassari. Da allora ha cambiato qualche partito, non sappiamo se spontaneamente o se obbligato, ma il “vizio” di strumentalizzare la tematica omosessuale per farsi pubblicità a basso costo non l’ha perso. Eppure, e purtroppo, alcune delle sue critiche non sono per niente infrequenti e, anche se basterebbe partecipare direttamente al Pride per superare certe sciocchezze, vogliamo fornire qualche precisazione. Il Pride è una carnevalata? No, è una manifestazione politica, con una piattaforma rivendicativa importante che può essere riassunta nella rivendicazione della piena cittadinanza per tutte e tutti. Ma politica e festa, nel Pride, sono inscindibili: la gioia e l’allegria di una festa collettiva contro il grigiore e la tristezza dell’odio e della discriminazione. Per questo il paragone con il carnevale non ci offende. E’ sicuramente il momento dell’anno in cui cadono tutte le barriere di classe, sesso, razza, religione, orientamento sessuale e identità di genere. Il carnevale è inoltre una festa che si celebra nei paesi di tradizione cristiana e anticamente indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della quaresima. Per noi il Pride è un momento di liberazione e di gioia che cancella quel sentimento di vergogna e di inadeguatezza che la cultura etero-sessista ci impone fin da giovanissimi. Trovarsi in piazza, insieme a tanti gay, lesbiche, trans, etero, bisessuali ecc, tutti uniti dal rispetto delle diversità e dalla voglia di stare insieme, ci fa dimenticare il senso di colpa e la paura e ci fa pensare che un mondo migliore è davvero possibile. A differenza del carnevale, però, finita la festa, noi non ritorneremo nel “grigiore quaresimale” dell’omofobia e della transfobia. La rivendicazione di pari diritti “mira ad eliminare la famiglia tradizionale dal welfare del nostro Paese”? Non siamo certi di aver capito, o forse non c’è niente da capire. Comunque sia l’estensione di un diritto a chi ne è privo nulla toglie a chi quel diritto già lo ha. Regolamentare le famiglie gay e lesbiche non ha niente a che vedere con la crisi della famiglia “tradizionale”. Se invece di attaccare noi, o di rubare i soldi delle e dei cittadini, i nostri rappresentanti politici affrontassero i tanti problemi che logorano le famiglie come il resto della popolazione, staremmo tutti un po’ meglio. Ultimo punto “l’ideologia del gender”. Quando si parla di educazione e di teorie, forse sarebbe meglio conoscerle un po’ di più per non incorrere in errori così grossolani. Se con questa locuzione l’onorevole Orrù intende l’educazione ad una cultura del rispetto e la corretta informazione sui processi di formazione dell’identità sessuale, capiamo che non ha mai assistito ad un nostro seminario e lo invitiamo a farlo. Nessuno ha mai pensato di negare la differenza di genere (altro sono i ruoli di genere che attengono alla cultura di una società) semmai di ampliarla fino a comprendere tutte le diverse sfumature esistenti nella percezione della propria identità e del proprio orientamento. Sabato 28 terremo un posto in prima fila anche per Marcello Orrù e per tutti e tutte coloro che parlano male del Pride senza averne mai vissuto uno, perchè “Dio non può indurre nell’uomo un’opinione o una fede contro la conoscenza naturale” (cit Tommaso d’Aquino)

*Per il Sardegna Pride (MOS, ARC, Famiglie Arcobaleno, Colletivu S’Ata Areste, Pandela Transgender)

13 Giugno 2014