I marò in India saranno giudicati secondo la legge antiterrorismo

Le indagini della NIA, le pressioni sulla magistratura, la politicizzazione del dibattito e la possibile reazione economica dell'Ue: Intorno a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre si muovono interessi che superano il

Per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò in India accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio 2012, sono giorni frenetici nei quali la politica e la magistratura intrecciano interessi e verità. Le indagini sui due militari si sono concluse e, secondo quanto dichiarato da Sharad Kumar, direttore generale della NIA, la National Investigation Agency, gli uomini della Marina italiana saranno giudicati secondo la legge antiterrorismo sulla navigazione marittima, nella quale – secondo “Sua act” – è contemplata anche la pena di morte. A controbilanciare il timore che la NIA abbia costruito le basi per una condanna capitale non ci sono però soltanto le assicurazioni di marzo 2013 scritte dal governo indiano, nelle quali il Ministero degli esteri indiano osservava che il reato dei marò non rientra tra i casi in cui si commina la pena di morte. A rafforzare la posizione dell’Italia ci sono gli interessi economici tra India ed Unione Europea.

Il governo indiano, infatti, potrebbe essere interessato a salvaguardare i rapporti con il nostro paese per poter concludere l’accordo sul libero scambio con l’UE atteso per dopo le elezioni indiane di aprile-maggio. La NIA, tuttavia, ha sempre difeso l’autonomia della propria azione. Ad aprile un responsabile dell’agenzia investigativa osservò: “non mi occupo di relazioni fra Stati. Io sono un investigatore, mi concentro sul delitto. Il mio compito è scoprire la verità. Non ci faremo influenzare dall’emotività che c’è attorno a questo caso”. La NIA, che si occupa di terrorismo, traffico d’armi, spionaggio e altri reati di particolare rilevanza nazionale, ha preso il caso in consegna proprio dopo le assicurazioni dell’India al nostro governo. Da allora i quotidiani indiani raccolgono e rilanciano l’interesse del popolo sulla questione, avanzando più volte l’ipotesi della fucilazione.

A rendere incandescente la condizione dei due marò in India è la politicizzazione dell’argomento, che vede contrapporsi il Partito del Progresso di Sonia Ghandi e i nazionalisti sostenitori della linea più intransigente. Intanto il Ministro degli esteri italiano, Emma Bonino, ha incontrato i ministri indiani del Commercio e delle Finanze, Anand Sharma e Shri Chidambarn che, afferma il ministro, “hanno espresso con chiarezza l’opinione che la pena di morte non è pensabile”. La Bonino parla anche di “frustrazione” per i tempi del processo, “anche la nostra giustizia non brilla per tempismo – osserva il ministro – ma è sconcertante che dopo due anni non ci sia neppure il capo d’imputazione”. Poi un segno di fiducia dalla Bonino che ricorda che “appena finito il processo i marò torneranno in Italia” secondo accordi internazionali.

Tratto da www.fanpage.it ©

Redazione, 25 Gennaio 2014